L’anello mancante tra virus e cellula: il mimivirus
“I risultati sono importanti per studiare l’evoluzione delle cellule, dei batteri e dei virus”, ha commentato Siyang Sun, che ha partecipato alla ricerca. “Siamo abituati a pensare che le cellule siano vive e che i virus non lo siano perché hanno bisogno di una cellula ospite per completare il loro ciclo vitale: il mimivirus è una forma biologica intermedia tra virus e cellule viventi”.
I risultati hanno confermato l’esistenza di una forma dotata di un vertice del capside diverso dagli altri, con un’apertura dalla quale il materiale genetico del virus fuoriesce per infettare la cellula ospite.
Un gruppo internazionale di ricercatori ha determinato le caratteristiche strutturali cruciali del più grande virus noto: il risultato apre la porta a una migliore comprensione dell’origine delle più semplici forme di vita sulla Terra e di come esse possano causare le malattie umane.
Il mimivirus è stato indicato quale possibile “anello mancante” tra virus e cellule viventi: fu scoperto casualmente da ricercatori francesi nel 1992 e la sua natura di virus è stata confermata solo nel 2003. Si avvicina alle dimensioni di un batterio e ha un diametro di mezzo micron, circa 10 volte quello del virus della comune influenza. Esso infetta le amebe, ma si ritiene possa rappresentare un agente patogeno anche nell’essere umano, poiché sono stati scoperti alcuni anticorpi controdi esso nei pazienti affetti da polmonite.
Tuttavia, molti dettagli sul virus rimangono un mistero, come sottolinea Rossmann, docente di scienze biologiche della Purdue University. Insieme con i colleghi della Università della California a Irvine e dell’Université de la Mediterranée a Marsiglia, in Francia, egli ha gettato una luce sulla sua struttura. In particolare, i ricercatori hanno determinato la composizione dell’involucro esterno, o capside, e delle centinaia di unità più piccole, i capsomeri, che lo compongono.
I risultati hanno confermato l’esistenza di una forma dotata di un vertice diverso dagli altri, con un’apertura dalla quale il materiale genetico del virus lascia il capside per infettare la cellula ospite.
I tentativi di analisi effettuati finora erano falliti principalmente perché partivano dall’ipotesi che il virus, come molti altri, possedesse una simmetria icosaedrica. Chuan Xiao, docente dell’Università del Texas a El Paso e primo autore dell’articolo apparso sulla rivista ad accesso libero “PloS One“, ha deciso invece di cercare di ricostruire il virus assumendo una configurazione non standard nota come simmetria quintupla.
Utilizzando poi la tecnica nota come ricostruzione mediante microscopia crioelettronica, è stata determinata nel dettaglio la struttura tridimensionale combinando immagini bidimensionali.