Si arriva al farmaco anti-Alzheimer?
Dalla scoperta della Montalcini della molecola Ngf
(ANSA) – ROMA, 18 APR -Importanti passi avanti per la messa a punto di un farmaco contro l’Alzheimer ed altre malattie neurodegenerative basato sulla molecola ngf. La molecola ngf e’ il fattore di crescita delle cellule nervose, per la cui scoperta Rita Levi Montalcini ha ottenuto il Nobel per la Medicina nel 1986. L’annuncio e’ stato dato da Antonino Cattaneo, dell’Istituto europeo per le ricerche sul cervello (Ebri),specificando che perche’ il nuovo farmaco sia disponibile ci vorranno 5-7 anni.
Il fattore di crescita del sistema nervoso (Ngf) fu scoperto all’inizio degli anni cinquanta da Rita Levi Montalcini, per tale scoperta la ricercatrice nel 1986 ricevette anche il premio Nobel per la medicina. Negli anni successivi alla scoperta numerosi studi sono stati fatti intorno alla molecola evidenziando che possedeva la capacità di stimolare la crescita ed il differenziamento di neuroni del sistema nervoso periferico. Ulteriori approfondimenti hanno mostrato che l’Ngf agisce anche su alcuni tipi di neuroni del sistema nervoso centrale e su cellule del sistema immunitario.
Non è da molti anni che si sono intrapresi degli studi che hanno messo in correlazione gli effetti della molecola Ngf con la malattia di Alzheimer, il fattore di crescita nervoso può infatti essere un potenziale agente terapeutico della patologia. La molecola è però incapace di attraversare la barriera ematoencefalica, per questo motivo necessita di una somministrazione intracerebrale in prossimità delle aree cerebrali colpite dalla patologia.
Il ricercatore Luigi Aloe spiega che la somministrazione della molecola Ngf per via oculare, resa possibile dall’esistenza di una connessione anatomica tra cervello e sistema oculare, rappresenta una strategia nuova, non invasiva e in grado di aggirare la barriera cerebrale. Le metodologie utilizzate fino ad oggi per la somministrazione della molecola Ngf erano molto costose, invasive e presentavano notevoli rischi per i pazienti. Lo sviluppo di nuove metodologie di somministrazione meno invasive e più sicure per i pazienti consentono un uso più ampio della molecola in campo clinico per il trattamento di queste patologie degenerative.
Gli esperi spiegano che in futuro la molecola potrà essere somministrata agli esordi della malattia come semplice collirio, in questo modo si potrebbe ridurre, se non addirittura bloccare, la degenerazione della malattia che purtroppo colpisce sempre più persone. Attualmente nel mondo ci sono circa 15 milioni di persone colpite dal morbo di Alzheimer, un numero che secondo gli esperti potrebbe raddoppiare nel giro di 20-30 anni.
Questo importante studio che apre la strada a nuove prospettive terapeutiche è stato finanziato dal Cnr, dal progetto Firs (Fondo integrativo speciale per la ricerca) e dalla Fondazione G.B. Bietti di Roma.