Carcinoma polmonare non a piccole cellule: un farmaco biologico nuovo ed efficace in alternativa alla chemioterapia

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gefitinib

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AstraZeneca ha annunciato che il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP, Il Comitato scientifico dell’Ente regolatorio europeo ha raccomandato l’approvazione di gefitinib in tutte le linee di trattamento, per gli adulti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC, Non-Small Cell Lung Cancer) localmente avanzato o metastatico, caratterizzato da mutazioni che attivano la tirosin-chinasi del recettore per il fattore di crescita epidermico (EGFR-TK).

“Il gefitinib è una piccola molecola, che viene assunta per bocca e inibisce la tirosin-chinasi legata ai fattori di crescita dei tumori umani, bloccando la proliferazione cellulare. – spiega il prof. Lucio Crinò, Direttore della Divisione di Oncologia Medica dell’Ospedale di Perugia – Si tratta di un farmaco che agisce sul recettore del fattore di crescita e la sua attività sembra legata ad una mutazione del gene che codifica per il recettore”.

Gefitinib agisce inibendo l’attività enzimatica della tirosina-chinasi dell’ EGFR, bloccando in questo modo la trasmissione dei segnali coinvolti nella crescita e nella diffusione dei tumori. Una mutazione dell’ EGFR è una caratteristica che si verifica nel 10-15% dei tumori polmonari in Europa, ed esistono studi che hanno dimostrato che questi tipi di tumore sono particolarmente sensibili a gefitinib. Ci sono all’incirca 106.000 nuovi casi all’anno di carcinoma polmonare avanzato in Europa (primi 5 Paesi).


“Il parere positivo odierno del CHMP rappresenta un passo importante verso la risposta a un elevato bisogno medico non soddisfatto dei pazienti affetti da carcinoma polmonare in Europa, – afferma Anders Ekblom, Vice-Presidente esecutivo per lo Sviluppo di AstraZeneca, – e sostiene la strategia di cura della salute personalizzata di AstraZeneca che mira allo sviluppo del farmaco giusto per il paziente giusto. Se IRESSA sarà approvato, per la prima volta i pazienti con questo tipo di tumore avranno a disposizione un’alternativa migliore alla chemioterapia come trattamento di prima linea”.

La raccomandazione del Comitato scientifico dell’Ente regolatorio europeo si fonda su una solida documentazione, che include due studi pivotali di fase III, IPASS e INTEREST.

Lo studio IPASS ha superato il suo obiettivo primario rispetto alla doppietta chemioterapica con carboplatino/paclitaxel in pazienti asiatici, clinicamente selezionati per la prima linea di trattamento, dimostrando una maggiore sopravvivenza libera da progressione (PFS – Progression Free survival, periodo di vita del paziente libero dalla progressione del tumore), un superiore tasso di risposta obiettiva (ORR – Objective Response Rate, riduzione della massa tumorale), una migliore tollerabilità e significativi benefici in termini di qualità della vita con gefitinib.

L’effetto del trattamento in favore di gefitinib è stato significativamente più marcato nel sottogruppo dei pazienti con tumori positivi per mutazione di EGFR, nei quali si è ottenuto un allungamento significativamente maggiore della sopravvivenza libera da progressione; nei pazienti con tumori negativi per mutazione di EGFR, invece, la PFS è stata più lunga nei pazienti trattati con la chemioterapia.

Lo studio INTEREST ha raggiunto il suo obiettivo primario, dimostrando pari sopravvivenza globale (OS-Overall Survival) e significativi benefici in termini di qualità della vita con gefitinib, rispetto alla chemioterapia standard (docetaxel) in pazienti pre-trattati. Le analisi predefinite per sottogruppi hanno mostrato un significativo miglioramento della PFS e dell’ORR con gefitinib, rispetto alla chemioterapia in pazienti con tumori positivi per mutazioni dell’ EGFR.

“Questi studi sono molto importanti perchè entrambi realizzati per valutare l’efficacia e la tollerabilità di un farmaco biologico in alternativa alla chemioterapia, – afferma il prof. Lucio Crinò – rispettivamente in prima linea (lo Studio IPASS) e in seconda linea (lo Studio INTEREST): è la prima volta che viene effettuato un confronto di questo genere. Il gefitinib, nei pazienti che presentano una mutazione a carico dell’EGFR, ha documentato un miglioramento della risposta terapeutica e della progressione della malattia oltre che della qualità di vita, perchè è un farmaco sicuramente meglio tollerato della chemioterapia. Negli ammalati con queste caratteristiche, il farmaco si candida come un’alternativa effettiva alla chemioterapia fin dalla prima linea di trattamento – conclude il prof. Crinò – perchè consente una terapia più efficace e meglio tollerata”.

Ad AstraZeneca è stato richiesto di condurre uno studio di follow-up (Follow-up Measure Study), al fine di generare ulteriori dati sulla popolazione di pazienti caucasici affetti da NSCLC. AstraZeneca sta discutendo con il CHMP per definire il disegno dello studio e gli obiettivi primari. Il parere positivo del CHMP è stato riferito per l’atto finale alla Commissione Europea, che rilascia l’approvazione per la commercializzazione nell’Unione Europea.

Gefitinib rappresenta una terapia già consolidata per i pazienti pre-trattati affetti da NSCLC nella regione Asia-Pacifico, dove AstraZeneca sta consultando le autorità regolatorie per discutere il potenziale utilizzo di gefitinib come terapia di prima linea.

“L’eventuale e auspicata approvazione del farmaco da parte dell’Ente regolatorio europeo sarà molto importante – afferma ancora il prof. Crinò – Anche perchè, nei pazienti affetti da tumore polmonare non a piccole cellule con mutazione dell’EGFR, lo studio INTEREST ha dimostrato che il gefitinib, in seconda linea di trattamento, ha la stessa efficacia della chemioterapia in termini di sopravvivenza globale. Il farmaco, quindi, può essere considerato un’alternativa reale alla chemioterapia, anche nella seconda linea”.

In altre parole, nei pazienti oncologici è possibile immaginare un farmaco efficace, ma anche assumibile per via orale, privo dei noti effetti collaterali della chemioterapia e che può essere dunque assunto anche per periodi più lunghi. “È un passo avanti sostanziale nel trattamento di alcuni tumori del polmone, difficili da trattare e nei quali la chemioterapia aveva ormai raggiunto un livello di risultati non più migliorabile. – conclude il prof. Crinò – Con gefitinib abbiamo invece una prospettiva nuova, una linea di sviluppo che è suscettibile di nuovi risultati”.

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