La retina potrebbe denunciare disturbi cardiovascolari

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Retinografia digitale

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Retinografia digitale

La nuova tecnica della «retinografia digitale» potrebbe rivelarsi un importante spia di avviso

Se l’occhio è pesantemente arrossato, immediata corsa dal medico per un esame profondo del bulbo oculare. Forse è tardi e il danno all’apparato cardiovascolare potrebbe già essersi innescato. Di gran lunga prima del versamento, nell’occhio «parla» la retina e che la «retinografia digitale», questo il nome della tecnica, sia una spia importante lo dimostra il dibattito al Congresso della Società Europea dell’Ipertensione a Milano sotto la presidenza del professor Giuseppe Mancia.

A differenza di quanto accadeva in passato l’utilità e l’impiego della valutazione del fondo dell’occhio trova oggi minori indicazioni. La classificazione delle alterazioni oculari del paziente iperteso in quattro gradi, infatti, non trova più un riscontro valido: molti pazienti vengono diagnosticati come ipertesi più precocemente e, di conseguenza, le emorragie, gli essudati (grado 3), e il papilledema (grado 4) sono di raro riscontro in clinica. Alterazioni arteriose di grado 1 (restringimenti arteriolari focali o diffusi) e di grado 2 (incroci artero-venosi) sono di frequente riscontro al pari di altri marker di danno d’organo (ipertrofia ventricolare sinistra, placche aterogene e microalbuminuria). Non esiste, tuttavia, un’evidenza univoca sul fatto che tali alterazioni possano rivestire un significato prognostico. Le alterazioni retiniche di grado 1 e 2 inoltre non sono specifiche della patologia ipertensiva, anche se un loro riscontro nei pazienti più giovani richiede l’esecuzione di ulteriori approfondimenti diagnostici.


Al contrario, le alterazioni retiniche di grado 3 e 4 si associano ad un aumento del rischio di eventi cardiovascolari. Sono attualmente in corso di elaborazione metodiche che consentono una valutazione più precisa del danno oculare nell’ipertensione. Ad esempio, immagini digitali della retina possono essere analizzate mediante un programma semiautomatico che quantifica le caratteristiche geometriche e topografiche dei vasi arteriosi e venosi. La «retinografia digitale» rappresenta un importante progresso tecnologico che permette di documentare l’assetto vascolare della retina e di acquisire, in modo semplice ed economico, immagini del microcircolo retinico dei pazienti mediante l’impiego del retinografo non midriatico con telecamera integrata. Questa nuova tecnica consente di ottenere immagini di alta qualità ai fini clinici senza creare troppo disagio ai pazienti, in assenza di misure invasive e senza la necessità di indurre midriasi farmacologica.

La Stampa.it


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