L’antidiabetico rosiglitazone: meno rischi cardiovascolari
In netta contraddizione con precedenti studi, il trattamento prolungato con rosiglitazone non aumenta il rischio cardiovascolare nei pazienti affetti da diabete. Sono queste le conclusione dello studio Record (Rosiglitazone Evaluated for Cardiac Outcomes and Regulation of Glycaemia in Diabetes), sostenuto da Glaxo SmithKline, presentato al Congresso dell’American Diabetes Association in corso a New Orleans e pubblicato in contemporanea sulla prestigiosa rivista “The Lancet”. La ricerca che ha coinvolto quasi 4500 persone con diabete ed e’ iniziata nel 2001, dimostra anche che il trattamento con rosiglitazone assicura un miglior controllo della glicemia nel tempo. I tassi di ricoveri e morte per malattie cardiovascolari nei soggetti diabetici trattati per anni con rosiglitazone sono sovrapponibili a quelli osservati dopo trattamento con metformina e sulfanilurea.
Lo studio randomizzato Record ha monitorato i pazienti, suddivisi in due gruppi (nel primo i malati assumevano giornalmente rosiglitazone, nel secondo metformina e sulfanilurea), per 5,5 anni. Al termine di questo periodo di osservazione non sono emerse differenze significative nei due gruppi per quanto riguarda la mortalita’ ed i ricoveri legati a patologie cardiovascolari come infarto, insufficienza cardiaca congestizia e ictus. In particolare queste evenienze sono occorse nel 14,5 per cento dei pazienti in entrambi i bracci di trattamento (321 casi in chi ha ricevuto rosiglitazone e 323 nei soggetti trattati con sulfanilurea e metformina).
“I risultati di questo studio offrono una robustissima evidenza della sicurezza cardiovascolare di rosiglitazone e dimostrano che l’impiego del farmaco non e’ correlato ad un incremento della mortalita’ cardiovascolare e di ricoveri in confronto a quanto osservato dopo terapie con i piu’ usati antidiabetici orali, la metformina e la sulfanilurea – e’ il commento di Philip D. Home, docente alla Newcastle University e coordinatore dello studio Record. Milioni di pazienti non raggiungono l’ottimale controllo della glicemia, anche con terapie di combinazione, pur esistendo un’ampia gamma di opzioni terapeutiche fondamentali per gestire al meglio questa malattia mortale in costante aumento”.