Nanoparticella contro malattie cardiovascolari
Una nanoparticella capace di attaccare le placche sulle pareti dei vasi sanguinei è stata sviluppata da un team di ricercatori dell’Università di Santa Barbara, Stati Uniti.
La nanoparticella – un agglomerato di molecole grande meno di 200 nanometri – è stata testata con successo su delle cavie da laboratorio, e nel futuro potrebbe essere applicata nel trattamento delle malattie cardiovascolari. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
“Il nostro obiettivo – ha detto Erkki Ruoslahti del Burnham Institute for Medical Research all’Università californiana di Santa Barbara, tra gli autori dello studio – era sviluppare delle nanoparticelle capaci di individuare le placche aterosclerotiche, degli inspessimenti delle pareti dei vasi sanguinei che possono causare infarti o ictus”.
La nanoparticella sviluppata è una sfera costituita da una serie di lipidi, chiamata ‘micella’. Sulla superficie di essa vi un peptide, cioè un frammento di proteina, che è capace di riconoscere le placche aterosclerotiche e di attaccarsi ad esse.
“Abbiamo scelto di non attaccare semplicemente la placca, ma di agire sui punti in cui si poteva distaccare con facilità, come ad esempio al punto di attacco con le pareti del vaso”, ha spiegato Rouslanti.
“Ci sembrava il punto migliore dove agire”, ha continuato. Le nanoparticelle sono state testate sui topi che avevano problemi di placche aterosclerotiche, a causa della loro dieta ad alti grassi. I ricercatori hanno iniettato nel flusso sanguineo le ‘micelle’, che sono state lasciate circolare nel sangue ripulendo le arterie. “Pensiamo che le ‘micelle’ autoassemblanti, come quelle che abbiamo usato noi, siano versatili e funzionali per l’utilizzo in vivo. Il fatto che siano capaci di autoassemblarsi è un vantaggio per i trattamenti e le terapie che abbiamo in mente”, ha detto Matthew Tirrel, del College of Engeneering di Santa Barbara, co-autore dello studio. “Il trattamento con le nanoparticelle è tra i più promettenti nel campo delle malattie cardiovascolari”, ha concluso.
– AGI –