Oncologia: i farmaci 5-HT3 antagonisti di seconda generazione e il ruolo chiave nel processo dell’emesi

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5-HT3

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“Le terapie di supporto in oncologia costituiscono un settore la cui importanza è in crescita, sia per i malati sia per la ricerca clinica – ha affermato questa mattina a Roma Maurizio Tonato, Coordinatore del Centro Regionale Tumori di Perugia e Co-Presidente del Congresso mondiale 2009 MASCC (Multinational Association of Supportive Care in Cancer) sulle “Terapie di supporto in oncologia”, che si svolge da oggi sino a sabato 27 giugno a Roma.

“Le terapie di supporto, insieme alle cure oncologiche – ha spiegato Tonato – possono migliorare significativamente la qualità di vita dei pazienti oncologici, permettendo di affrontare alcune tra le più serie e temibili conseguenze e complicanze della cura, come il dolore e il vomito”.


“MASCC-Multinational Association of Supportive Care in Cancer, fondata nel 1990, è un’organizzazione internazionale, multiprofessionale, che si occupa di tutti gli aspetti delle cure oncologiche, che vanno al di là del trattamento anticancro vero e proprio – ha sottolineato Fausto Roila, Direttore Divisione di Oncologia Medica, Ospedale S. Maria di Terni, anche lui Co-Presidente MASCC 2009 – I più importanti passi avanti nella cura dei
tumori degli ultimi vent’anni sono stati resi possibili dai risultati ottenuti nella terapia di supporto oncologica”.

La nausea e il vomito indotti da chemioterapia (CINV) rappresentano uno dei più frequenti effetti collaterali per i malati oncologici. “Nonostante la profilassi attuata nel giorno della chemioterapia, sino al 30-45% dei pazienti va incontro a nausea o vomito o necessita di un trattamento aggiuntivo con farmaci che annullino questi effetti, dopo la somministrazione di alcuni tra i più comuni chemioterapici – ha spiegato Richard Gralla, Vice President Cancer Services, North Shore University Hospital and LIJ Monter Cancer Center, Lake Success, NY, USA.

Il recettore 5-HT3 gioca un ruolo chiave nel processo dell’emesi, e i farmaci che lo antagonizzano sono alla base del controllo di questo effetto collaterale. Dopo la messa a punto, verso la fine degli anni ’80 – inizio ’90, dei 5-HT3 antagonisti di prima generazione, come ondansetron e granisetron, recentemente ne sono stati sviluppati di nuovi, come
palonosetron.

“Esiste controversia, tra gli esperti, su quale sia il 5-HT3 antagonista da preferirsi – ha detto Gralla – I 5-HT3 antagonisti restano i farmaci di riferimento per i malati oncologici sottoposti a chemioterapia. Alcune linee-guida indicano che non esistono differenze significative tra i farmaci di prima generazione, ma palonosetron ha dimostrato superiorità, nel controllo del vomito, in molti studi clinici di confronto con i farmaci precedenti.”

Infatti, diversi studi clinici con palonosetron hanno mostrato un vantaggio nei confronti dei 5-HT3 di prima generazione nella prevenzione del vomito da chemioterapia. Questi studi, tuttavia, impiegavano palonosetron a differenti dosaggi: 0,25 mg o 0,75 mg al giorno. “Abbiamo svolto una metanalisi sugli studi pubblicati, per vedere se i dosaggi differenti comportassero una diversa efficacia per questo farmaco – ha detto Gralla.

Sono stati analizzati otto studi clinici in doppio cieco, su 1.926 pazienti – 4 condotti in malati oncologici sottoposti a chemioterapia altamente emetogena (HEC) e 4 condotti in pazienti sottoposti a chemioterapia moderatamente emetogena (MEC). I risultati indicano che gli effetti di palonosetron sono i medesimi, indipendentemente dal dosaggio: sia nel
controllo completo dal primo al quinto giorno dalla chemioterapia, sia nel controllo del vomito ritardato, sia nel controllo senza ricorso a farmaci antinausea o antiemetici.

“In base alla nostra analisi – ha concluso Gralla – palonosetron alle dose di 0,25 mg o di 0,75 mg ha efficacia e sicurezza molto simili sia nella MEC sia nella HEC. E questo risultato ci fa concludere che, qualunque dose sia somministrata al paziente, l’effetto è certo, come la superiorità di palonosetron rispetto ai suoi predecessori”.

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