Malattie neurodegenerative: un nuovo metodo di risonanza per la loro differenziazione.

0
.Stand_map

La nuova metodica permette di distinguere, in pazienti in vita, tra patologia di Alzheimer, degenerazione dei lobi fronto-temporali e malattia dei corpi di Lewy

Un nuovo studio della Mayo Clinic potrebbe aprire la strada a una più semplice diagnosi differenziale nel caso di sospetta patologia neurodegenerativa: il gruppo di ricercatori guidati da Prashanthi Vemuri ha infatti messo a punto un nuovo metodo diagnostico basato sulla risonanza magnetica che consente di distinguere tra patologia di Alzheimer, degenerazione dei lobi fronto-temporali e malattia dei corpi di Lewy.

Attualmente, l’unico modo per diagnosticare con certezza i diversi tipi di demenza è quello di ricorrere a un esame autoptico, ovvero a una verifica post mortem, mentre sarebbe estremamente utile avere metodiche più precise per poter intervenire quando il paziente è ancora in vita.


La nuova piattaforma, denominata “STructural Abnormality iNDex” o brevemente STAND-Map, promette di colmare questa lacuna. Il razionale che sta alla base di questo progetto è che ogni patologia neurodegenerativa può essere associata a un unico schema di atrofia evidenziata dalla MRI.

Sono stati così considerati i dati conservati in un database della Mayo Clinic relativi a 90 pazienti per i quali è stata confermata la presenza di una sola patologia da demenza e che erano stati sottoposti a un’indagine strumentale con MRI all’epoca della diagnosi clinica della malattia.

La piattaforma STAND-Map, secondo quanto reso noto all’International Conference on Alzheimer’s Disease in corso a Vienna, in Austria, si è dimostrata in grado di prevedere con accuratezza la diagnosi corretta in una percentuale variabile tra il 75 e l’80 per cento dei casi.

“La piattaforma STAND-Map potrebbe dimostrare un grande potenziale nella diagnosi precoce dei pazienti affetti da demenza” , ha commentato Vemuri. “Il prossimo passo potrebbe essere quello di verificare l’efficacia della piattaforma su una popolazione più ampia al fine di migliorare il livello di accuratezza raggiunto in questo studio pilota.”

Le Scienze – L’Espresso

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *