Un importante traguardo: controllare i risultati della chemioterapia sulle cellule maligne

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caspasi

Attivazione della caspasi1

Attivazione della caspasi1
Attivazione della caspasi1

I ricercatori sono riusciti a verificare l’attivazione delle caspasi e la successiva induzione dell’apoptosi in modelli murini di tumore

Seguire in tempo reale l’apoptosi delle cellule tumorali indotta dalla chemioterapia: è quanto consente di fare una nuova tecnica che sfrutta la fluorescenza messa a punto da un gruppo di ricerca della Stanford University School of Medicine.

Com’è noto, l’apoptosi è una sequenza attentamente programmata di eventi intracellulari che portano infine alla morte della cellulla. La chemioterapia agisce inducendo l’appoptosi nelle cellule tumorali che per loro natura non vanno incontro a questo processo e sono in tal senso “immortali”.

In quest’ultimo studio, Matthew Bogyo e colleghi dello Stanford Cancer Center hanno dimostrato nei topi la possibilità di visualizzare con metodi non invasivi il grado di apoptosi in corso nelle masse tumorali e di valutare in tal modo l’efficacia dei trattamenti farmacologici.

“Le cellule tumorali devono imparare a fare due cose: dividersi rapidamente e spegnere il meccanismo che porta all’apoptosi, che rappresenta un ‘pericolo’ per la proliferazione incontrollata che dà origine al tumore”, hanno spiegato i ricercatori. “La chemioterapia e la radioterapia hanno l’obiettivo di ristabilire i meccanismi di apoptosi.”

Un modo per determinare se questi ultimi stanno avendo luogo prevede di monitorare alcuni composti cruciali noti come caspasi, una famiglia di enzimi normalmente quiescenti. Quando vengono attivati da diversi segnali biochimici dall’interno o dall’esterno della cellula, le caspasi danno inizio a una cascata di processi molecolari successivi che portano infine all’apoptosi.

I ricercatori hanno vincolato delle “etichette” fluorescenti a piccole molecole ingegnerizzate per legarsi in modo esclusivo con le caspasi e solo quando queste sono nella forma attiva.

Le sonde così realizzate vengono eccitate da alcune lunghezze d’onda che penetrano nella cute senza essere assorbite e possono poi essere visualizzate con un opportuno rivelatore.

Secondo quanto riferito sulla rivista “Nature Medicine”, i ricercatori sono riusciti a verificare l’attivazione delle caspasi e la successiva induzione dell’apoptosi in modelli murini di tumore in risposta alla somministrazione del farmaco desametasone e di un nuovo anticorpo monoclonale sperimentale che attiva le caspasi con un meccanismo biochimico differente.

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