Fibromialgia: due proteine nella saliva renderebbero piu facile una diagnosi
Non è possibile identificarla né con test di laboratorio, né con radiografie o con biopsie muscolari: questi esami infatti appaiono normali. Per diagnosticare la fibromialgia oggi gli specialisti fanno affidamento sulle regole sviluppate nel 1990 dall’American College of Rheumatology. Una serie di criteri che stabilisce che una persona è malata soltanto se ha una storia di dolore diffuso ed esteso a tutto il corpo da almeno tre mesi e allo stesso tempo manifesta forti dolori in almeno 11 dei 18 punti riconosciuti come tipici della patologia. Una diagnosi difficile, quindi. Tanto difficile da indurre qualcuno a definirla «isteria del XXI secolo» o a dubitare della sua stessa sostanza di malattia. Tuttavia presto potrebbe essere più facile riconoscerla grazie all’identificazione, da parte di un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa, di due marcatori: due sostanze che compaiono in maniera alterata nella saliva delle persone fibromialgiche. Lo studio che ha identificato questa anomalia caratteristica della fibromialgia è stato condotto confrontando la saliva di quindici persone sane e di altrettante malate ed è stato presentato nel corso di Eular 2009, il congresso annuale dell’European League Against Rheumatism tenutosi a Copenhagen.
«Se questi dati venissero confermati con numeri più ampi potremmo disporre di un utile strumento diagnostico», ha spiegato Laura Bazzìchi, prima firmataria della ricerca e specialista all’Unità Operativa di Reumatologia dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa. «E questo strumento – ha proseguito – avrebbe inoltre il vantaggio di non essere affatto invasivo, in linea con la filosofia della medicina senza dolore».
CONSEGUENZE – Tuttavia, la scoperta del gruppo toscano aggiunge anche una serie di tasselli importanti alla comprensione dell’origine della malattia, che colpisce quattro volte su cinque le donne e si presenta con dolore muscolare, fatica e numerosi sintomi minori, come disturbi del sonno, mal di testa ed emicrania. «Innanzitutto, le proteine identificate sono importanti per il metabolismo cellulare e possono essere messe in relazione allo stress ossidativo», ha spiegato la specialista. Si tratta di quella serie di danni a carico delle cellule provocati dalle sostanze di scarto della loro stessa attività e che in genere vengono riparati. Un’informazione di grande importanza, dal momento che «una delle cause probabili della fibromialgia è proprio una risposta anomala allo stress ossidativo. In sostanza, nelle persone fibromialgiche questo meccanismo di autoriparazione potrebbe essere alterato e la presenza in quantità anomale di queste proteine sottolinea che i pazienti riescono di meno a sopportare i fattori «stressantii» provenienti dall’esterno». Ma c’è un ulteriore aspetto che la scoperta rivela: a lungo si è pensato che la fibromialgia fosse una malattia causata da una eccessiva sensibilità del cervello al dolore: «per la prima volta – ha concluso Bazzìchi – abbiamo elementi che indicano che la patologia è invece causata (o almeno favorita) da un danno organico localizzato alla periferia dell’organismo e non, come si è ha lungo creduto, a una eccessiva sensibilità del cervello».
Antonino Michienzi