Nuove ricerche sul ‘gene del fitness’ che allunga la vita
Un aiutino genetico per assomigliare a Matusalemme. Grazie a un piccolo ‘mattone’ di Dna sembra infatti possibile migliorare le performance durante l’esercizio fisico. E lo sport, si sa, allunga la vita. Nei topi funziona e secondo gli scienziati americani dell’università del Missouri, autori di uno studio pubblicato sul ‘Plos One’, questo ‘gene del fitness’ – nome tecnico Mcat – potrà essere usato in futuro anche nell’uomo. Per terapie geniche alleate di longevità.
L’invecchiamento progressivo della popolazione è una delle principali sfide della società moderna, ricordano Dongsheng Duan e colleghi. Ma l’obiettivo non è solo quello di vivere più a lungo, avvertono.
L’ideale sarebbe vivere di più, restando comunque attivi e in salute. Ebbene, i ricercatori hanno osservato che i topi sottoposti a terapia genica con il gene Mcat sono più resistenti allo sforzo fisico. Corrono più veloci e a lungo, coprono distanze maggiori. Insomma sono più ‘fit’ e più longevi.
Il gene Mcat controlla infatti la produzione di un’enzima ‘spazzino’, responsabile dell’eliminazione di sostanze tossiche come i radicali liberi dai mitocondri, le centrali energetiche delle cellule. Precedenti studi avevano valutato con successo una terapia genica attraverso cui il genoma dei topi veniva modificato introducendo il gene della longevità. Ma un approccio simile può essere utilizzato solo negli animali di laboratorio, mentre la novità della ricerca statunitense è proprio quella di avere sperimentato una nuova tecnica potenzialmente applicabile anche all’uomo. In particolare, il team Usa ha iniettato il gene nei topi attraverso un virus-vettore benigno. “I nostri risultati suggeriscono che una simile terapia potrà un giorno migliorare la qualità di vita degli anziani”, spiega Duan. “Questo potrà avere importanti implicazioni nella lotta a numerose malattie – è convinto lo studioso – come la distrofia muscolare, il diabete e le patologie neurodegenerative”, precisa.