Cancro alla prostata: un nuovo test predice il grado di aggresività da subito

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Londra, 23 set. – Un gruppo di scienziati britannici ha scoperto una proteina che permette di prevedere, fin dal momento della diagnosi, se un paziente sopravvivera’ al cancro alla prostata.

L’equipe, della University of Liverpool, ha osservato che la presenza della proteina 27 da shock temico (Hsp-27) era un marker fondamentale dell’evoluzione della malattia.

Gli uomini positivi alla Hsp-27 al momento della diagnosi avevano quasi il doppio delle probabilita’ di morire nei successivi 15 anni rispetto agli uomini negativi al test, come si legge sul British Journal of Cancer.
Il cancro alla prostata aggressivo puo’ uccidere in tempi rapidi e deve essere curato tempestivamente. Ma altri tumori alla prostata possono essere molto piu’ lenti a crescere e spesso chi ne soffre muore per cause del tutto indipendenti. Diventa dunque cruciale distinguere tra la forma aggressiva, e potenzialmente fatale, della malattia, e quella con cui si puo’ tranquillamente convivere.
Al momento non ci sono metodi per operare questa distinzione e si rischia o di non curare in tempo chi ha la forma grave o di sottoporre a cure intensive inutili chi ha la forma che cresce molto lentamente. Gli scienziati di Liverpool hanno analizzato campioni di tessuto di 553 uomini nel momento in cui e’ stato diagnosticato loro il cancro alla prostata. Hanno cosi’ scoperto che la Hsp-27 era un modo affidabile di capire se il tumore fosse o no aggressivo, come spiega il coordinatore della ricerca Professor Chris Foster.
Ora l’equipe inglese sta cercando di tradurre la propria scoperta in un semplice esame del sangue per gli uomini cui viene diagnosticato il cancro alla prostata. Cosi’ i medici potranno decidere con maggiore accuratezza chi ha bisogno di cure immediate e chi no. La ricerca inglese suggerisce anche che si potrebbero sviluppare nuovi farmaci per bloccare i segnali mandati dalla Hsp-27 e cosi’ impedire la diffusione delle cellule tumorali.

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