Cancro prostatico valutato con due discriminanti: razza e peso corporeo
Secondo un articolo pubblicato su Cancer epidemiology, biomarkers & prevention l’aumento di peso nei giovani adulti può determinare un accresciuto rischio di cancro prostatico. Gli Autori dello studio hanno valutato la correlazione tra peso e incidenza di cancro prostatico in una popolazione di 84 mila persone di varie razze: neri, giapponesi, ispanici, nativi Hawaiani e bianchi. Dall’analisi dei risultati di questo studio retrospettivo è risultato che l’aumento di peso nei giovani adulti bianchi e nativi hawaiani si associa a un rischio maggiore di cancro prostatico, mentre tale rischio risulta diminuito nei giapponesi. Sempre nei giovani bianchi il forte aumento di peso innalza il rischio di cancro di alto grado, mentre nei neri aumenta quello di forme meno pericolose, localizzate e di basso grado.
In Italia ogni anno il tumore alla prostata colpisce circa 15 -20 mila persone attestandosi al primo posto come incidenza. Il tumore viene sospettato con l’aumento del PSA ma soprattutto con l’esplorazione rettale e la successiva biopsia ecoguidata della prostata.
Il tumore della prostata è la più frequente neoplasia dell’uomo con un’incidenza del 12%, sorpassando anche quella polmonare che arriva appena al 10%. Il tumore della prostata è raro nei soggetti con meno di 40 anni ed aumenta progressivamente con l’età. E’ stato calcolato quindi che un uomo, nel corso della vita, presenta un rischio di sviluppare un carcinoma prostatico clinicamente evidente pari a circa il 15%. Inizialmente il tumore prostatico è confinato alla ghiandola ed è caratterizzato da una crescita molto lenta, potendo restare asintomatico e non diagnosticato anche per anni; in taluni casi, addirittura, non e’ in grado di alterare, anche se non curato, la qualità e la spettanza di vita del paziente. Al contrario, specialmente nei casi giovanili il tumore può risultare molto aggressivo e diffondersi velocemente ad altre parti del corpo (soprattutto a livello linfonodale ed osseo): in questi casi una diagnosi precoce ed un trattamento adeguato possono risultare di vitale importanza. Purtroppo allo stato attuale delle conoscenze scientifiche non è possibile sapere con certezza se una neoplasia prostatica si comporterà in modo aggressivo. Di conseguenza, in presenza di una diagnosi di cancro della prostata, si opta quasi sempre per un trattamento terapeutico, anche se questo porta talvolta a trattare delle neoplasie che non avrebbero modificato la aspettativa di vita del paziente.
Sfortunatamente il tumore della prostata, nella maggior parte dei casi, non determina alcun disturbo per cui è indispensabile sottoporsi a delle visite periodiche specialistiche dopo i 50 anni.
Fattori di Rischio. E’ stato ormai definitivamente accertato che l’età, la razza e la storia familiare rappresentano i tre fattori di rischio più importanti della neoplasia prostatica.
Questo tumore infatti è raro sotto i cinquanta anni ma cresce drasticamente dopo i 65 anni: per esempio, al di sotto di questa età, ha una incidenza di 21 casi per 100.000 abitanti mentre al di sopra dei 65 anni, tale l’incidenza, ogni anno, sale ad 819 casi sempre per 100 mila abitanti.
In particolare, la probabilità di sviluppare un carcinoma prostatico ad una età inferiore a 39 anni è di 1 su 100 mila abitanti, di 1 su 103 nell’età compresa tra i 40 e 59 anni e di 1 su 8 nell’età compresa tra 60 e 79 anni.
Ma una enorme differenze di incidenza della malattia esiste anche tra i diversi gruppi etnici.
Per esempio il tumore della prostata è risultato avere una incidenza massima tra gli uomini di colore con 149 casi su 100 mila abitanti all’anno, discretamente meno nella razza bianca americana con 107 casi e veramente minima nelle popolazioni orientali come quella giapponese e cinese dove l’incidenza è rispettivamente di 39 e 28 casi all’anno sempre per 100 mila abitanti.
Esistono infine altri studi che evidenziano un aumento della incidenza del tumore prostatico nei parenti maschi di persone con la malattia. Questo dipende dal fatto che una certa forma di carcinoma prostatico precoce possa essere trasmessa, secondo le leggi mendelliane, con un meccanismo autosomico dominante a causa di un raro allele, responsabile di circa il 9% di tutti i carcinomi prostatici e del 45% di quelli insorti in soggetti inferiori ai 55 anni.
Tra i fattori di rischio probabili sono ricordare quelli legati alla dieta ed alle influenze ormonali. E’ stato ipotizzato infatti che i grassi possano alterare la produzione degli ormoni sessuali e condizionare il rischio di insorgenza della neoplasia prostatica. Ad esso contribuirebbero anche le vitamine liposolubili come la vit. A-D-E.
L’interazione ormoni steroidei e tumore prostatico è poco conosciuta. E’ stato tuttavia ipotizzato che un alterato metabolismo ormonale possa avere un ruolo nella progressione del tumore, anche se elevati valori di testosterone non sono stati sempre osservati.