Infezioni ossee: scoperto come combatterle evitando bombardamento di antibiotici
Cosa succede oggi: se si manifesta un’infezione dell’osso in presenza di una protesi, questa viene tolta attraverso un intervento chirurgico e il paziente deve subire una terapia antibiotica “sistemica”, con la diffusione cioè del farmaco in tutto l’organismo. Effetti secondari: complicanze per tutto il corpo e in particolare per alcuni organi, fegato, reni, intestino con alterazione della flora batterica… E una modica quantità di antibiotico che arriva all’osso, con conseguente necessità di una terapia lunga e intensa, e non sempre efficace.
Lo “spacer antibiotato” che viene presentato al Rizzoli giovedì 10 settembre (ore 15, Aula Magna del Centro di Ricerca, via di Barbiano 1/10) cambia radicalmente questo scenario, portando un vantaggio evidente per la salute di coloro che, a seguito di un’infezione, devono subire una revisione di protesi.
“Lo spacer è l’elemento in cemento osseo che viene messo al posto della protesi al momento dell’intervento di rimozione, consentendo al paziente di continuare a muovere e usare, almeno parzialmente, l’arto interessato in attesa del nuovo impianto – spiega Roberto Giardino, direttore del Laboratorio di Studi Pre-clinici Chirurgici del Rizzoli che ha condotto la sperimentazione insieme alla Microbiologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna S.Orsola-Malpighi, alla Farmacologia dell’Università di Verona e a Tecres, l’azienda veronese che dieci anni fa ha brevettato lo spacer esportandolo poi in tutto il mondo.
L’invenzione dello spacer aveva aperto la strada all’idea di una terapia locale, visto il posizionamento del dispositivo che gli consente di rilasciare direttamente nella sede dell’infezione i farmaci con cui viene “caricato”. Finora però lo spacer conteneva un solo antibiotico e gli effetti sull’infezione erano insoddisfacenti: la terapia doveva comunque essere completata da un lungo trattamento di tipo sistemico, con tutte le note controindicazioni.
“La sperimentazione che abbiamo condotto – continua Giardino – ci ha portato a individuare un secondo antibiotico da affiancare a quello già utilizzato e a valutare l’azione combinata dei due a livello locale, direttamente sull’osso e sull’infezione, in assenza di altra somministrazione di farmaci. Si ottiene un effetto sinergico molto efficace anche nelle infezioni più gravi. Abbiamo le prove scientifiche che il sistema funziona: l’infezione viene sconfitta in maniera completa e in tempi molto contenuti.”
Lo studio, iniziato tre anni fa, è unico al mondo nel campo delle infezioni dell’apparato muscolo-scheletrico. A renderlo possibile la collaborazione tra partner, tutti italiani, altamente specializzati nei loro ambiti di attività: “Tre istituti di ricerca pubblici hanno valutato dal loro particolare punto di vista gli stessi dati sperimentali, riportando conclusioni chiare e inconfutabili che fanno piazza pulita in un sol colpo di informazioni datate e mai adeguatamente confermate – afferma il direttore scientifico di Tecres Renzo Soffiatti – Così uno studio scientifico partito silenziosamente in ombra è arrivato in piena luce, diventando una ricerca nata in Italia, che chiarisce una volta per tutte i dubbi relativi all’efficacia della terapia locale nei casi di Osteomielite: è efficace e i vantaggi terapeutici che offre saranno a disposizione dei pazienti, primi tra tutti quelli italiani, al termine degli iter previsti dalla normativa per la produzione dei dispositivi medici industriali.”