Malattie pneumococciche invasive: arriva un nuovo vaccino con tre marce in più contro le forme più gravi

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Dopo otto anni in cui non c’è stata alcuna innovazione nel settore dei vaccini contro le malattie pneumococciche, oggi finalmente si può affermare che per combattere queste patologie si può disporre di un vaccino che ha tre sierotipi in più, responsabili delle forme più gravi.

Da alcuni anni le IPD (malattie pneumococciche invasive) possono essere prevenute grazie alla vaccinazione, ma fino a ieri veniva impiegato un vaccino in grado di rispondere a 7 dei 15 maggiori sierotipi pneomococcici in circolazione. “Da oggi, invece, a disposizione del medico c’è un vaccino antipneucoccico diecivalente, un vaccino polisaccaridico coniugato e le novità che presenta sono sostanzialmente due: contiene 10 sierotipi di pneumococco e dunque 3 sierotipi in più del vaccino oggi disponibile – ha affermato la prof.ssa Elisabetta Franco, Ordinario di Igiene Università di Roma Tor Vergata nel corso della presentazione del farmaco avvenuta ieri a Roma – I sierotipi aggiuntivi, 1, 5 e 7F, sono responsabili di forme gravi di IPD e sono emergenti anche in Italia negli ultimi anni. In secondo luogo il vaccino è costituito da un nuovo carrier che è la proteina D dell’emofilo non tipizzabile.



Uno studio clinico ha già dimostrato la capacità della proteina D di prevenire le otiti medie acuta da emofilo non tipizzabile e sono in corso ulteriori studi clinici di numerosità molto ampie per confermare questo dato. In sintesi – ha continuato la Franco – direi che nell’immediato la consistente novità introdotta da questo nuovo vaccino, della GSK, è che possiamo allargare la protezione dei nostri bambini dalle IPD (e dalle otiti pneumococciche) a 3 sierotipi in più, l’1, 5 e 7F che sono responsabili di patologie gravi in continuo aumento in Italia”.


La più conosciuta e pericolosa è la meningite, ma nel novero delle malattie pneumococciche invasive troviamo anche la polmonite batteriemica e la sepsi, mentre fra le non invasive vi sono polmonite, otite media, sinusite e bronchite. In comune hanno un impatto, grave se non drammatico, sulla vita delle persone, bambini ed anziani in particolare.

La meningite da pneumococco è più frequente nei bambini di età inferiore a due anni e negli adulti di età > 65 anni. Più studi recenti hanno mostrato un aumento di 5-10 volte l’incidenza delle IPD se i metodi tradizionali colturali (ovvero la ricerca e l’isolamento dello pneumococco dal sangue o dal liquor) vengono sostituiti da indagini molecolari, che determinano la presenza del DNA batterico e non richiedono la coltivazione del germe in vitro.


“Il pneumococco – ha continuato la prof.ssa Franco – è un batterio presente nel rinofaringe di adulti e di bambini. La flora rinofaringea si forma durante il primo anno di vita ed è in continuo cambiamento. I batteri che risiedono comunemente nel rinofaringe (pneumococco, menigococco, emofilo, ecc) vengono acquisiti, eliminati e riacquisiti molte volte nel corso della vita, soprattutto nei bambini che frequentano l’asilo o la scuola.


Tuttavia, quando si creano le condizioni predisponenti (da un comune raffreddore ad una grave malattia debilitante), i microrganismi presenti nel rinofaringe possono diffondersi nell’orecchio, nei seni paranasali, nel tratto respiratorio inferiore, causando l’insorgenza di otite media, sinusite o polmonite, e/o possono penetrare nel circolo ematico provocando lo sviluppo di malattie invasive gravi, fra cui la meningite, la polmonite batteriemica e la sepsi”.


Uno dei fattori di virulenza, che permettono allo pneumococco di aggirare le difese immunitarie dell’organismo, è la capsula polisaccaridica che lo riveste. La struttura dei polisaccaridi di cui la capsula è composta determinano la specificità antigenica del singolo pneumococco che viene generalmente indicata come “sierotipo”.


La sierotipizzazione (ovvero la determinazione del sierotipo) è importante dal punto di vista della sanità pubblica perché permette di monitorare, seppure in maniera generale, i tipi di pneumococco che circolano nella comunità. In questo contesto si instaura la vaccinazione, la cui valenza e importanza è a detta degli esperti duplice. La diffusione e la gravità delle malattie invasive causate dallo pneumococco giustificano di per sé la vaccinazione. Inoltre, la vaccinazione anti-pneumococcica, laddove si riesca a raggiungere coperture vaccinali elevate genera un ulteriore vantaggio per la collettività, la cosiddetta “immunità di gregge”.


In poche parole, se viene vaccinata una cospicua parte dei nuovi nati in una comunità si ottengono dei benefici in termini di riduzione delle patologie pneumococciche anche in chi non è stato vaccinato, sia bambini ma soprattutto adulti e anziani.


Su questo nuovo vaccino sono stati condotti anche studi di Health Technology assessment (HTA), al fine di analizzare le potenzialità del prodotto nel contesto della situazione epidemiologica, clinica, economica ed organizzativa italiana e porre le basi per affrontare le problematiche relative alla rimborsabilità del prodotto e al suo impiego nel contesto del Piano Nazionale Vaccini.


“La modellizzazione matematica degli effetti della vaccinazione con il vaccino di GSK – ha detto il prof. Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene dell’Università Cattolica di Roma – ha mostrato il considerevole guadagno di salute ottenibile sulle patologie invasive da pneumococco (riduzione del 12% rispetto a PCV-7, il vaccino attualmente in commercio), le polmoniti (-3% rispetto a PCV7) e le otiti medie (-9% rispetto al PCV-7), alla luce dell’incremento della copertura delle patologie invasive da pneumococco che il vaccino permette (circa il 15%). Quando confrontato con la non vaccinazione il nuovo vaccino ha dimostrato un buon profilo di costo-efficacia e nel confronto con la vaccinazione con il precedente vaccino antipneumococcico eptavalente, a parità di prezzo, ha dimostrato un miglior profilo di costo efficacia.


A livello nazionale – ha aggiunto Ricciardi – la vaccinazione anti pneumococcica è attualmente raccomandata solamente per le categorie “ad alto rischio”; ciò nonostante, la maggior parte delle regioni italiane ha già implementato la vaccinazione attiva e gratuita di tutti i nuovi nati. Questa strategia è fondamentale in quanto è proprio al di sotto dei 2 anni di età che la patologia invasiva è più frequente e quindi è assolutamente necessario vaccinare i bambini il prima possibile; proprio per questo in queste regioni la vaccinazione viene eseguita insieme al vaccino esavalente, così da raggiungere facilmente elevate coperture vaccinali.


L’ingresso di questo nuovo vaccino nel panorama delle vaccinazioni pediatriche potrà sicuramente favorire l’introduzione della vaccinazione antipneumococcica di tutti i nuovi nati in quelle regioni dove questa strategia non è stata ancora implementata, anche alla luce dell’estensione della protezione ad altri tre ceppi.


Un altro vantaggio è rappresentato dalla continuità della fornitura: avere due fornitori, seppur con vaccini differenti, permette alla Sanità Pubblica una continuità di fornitura fondamentale quando si effettuano campagne di vaccinazioni estese e soprattutto un notevole risparmio derivante dal mettere in competizione due concorrenti”.


L’ingresso di questo nuovo vaccino nel panorama delle vaccinazioni pediatriche potrà sicuramente favorire l’introduzione della vaccinazione antipneumococcica di tutti i nuovi nati in quelle regioni dove questa strategia non è stata ancora implementata, anche alla luce dell’estensione della protezione ad altri tre ceppi che permette questo vaccino.

1 thought on “Malattie pneumococciche invasive: arriva un nuovo vaccino con tre marce in più contro le forme più gravi

  1. Il problema dell’immunita’ del gregge e’ totalmente falso perche’ le malattie non si trasmettono cosi facilmente salvo che non ci siano contatti fisici fra le persone attraverso sangue, (iniezioni, trasfusioni, mangiare sangue), saliva (mentre si parla perche’ si risucchiano le goccioline di saliva, sputo o ci si bacia con la bocca), sperma se lo si inghiotte;
    L’aria, cioe’ i gas che la compongono, non contengono Virus ne’ batteri, al massimo li si trovano nei corpuscoli che vengono trascinati dai venti.
    vedi: http://www.mednat.org/cure_natur/flugge.htm
    Le malattie in realta’ “appaiono” come epidemie, NON perche’ qualcosa esce od entra nei corpi dall’aria, ma perche’ cio’ che entra negli organismi viventi attraverso i cibi (solidi o liquidi o vaccini, farmaci, droghe) e’ sottoposto alla “verifica” del sistema immunitario in senso lato; questi ha vari livelli di barriere, dalla pelle alle viscere, ai macrofagi, batteri, enzimi, globuli bianchi, proteine specializzate ecc, e quindi occorre, per ammalarsi che questo complesso sistema immunitario sia precedentemente leso, es. dai Vaccini o da droghe o farmaci, alimenti contaminati o da acque intossicate.
    Se la malattia appare, cio’ significa che il Terreno di base ha un livello immunitario di bassa resistenza alla malattia, oppure attiva le reazioni, chiamate malattie impropriamente dai medici impreparati della medicina ufficiale, per tentare di espellere, eliminare cio’ che disturba la sopravvivenza per una vita sana.
    Quelli che non si ammalano in un certo periodo (quando si dice che vi sono epidemie) sono coloro che hanno TUTTI un pH , un rH, ed un ro’ adatti alla vita sana. Tutti coloro che hanno al contrario alterazioni dei valori di pH, rH, ro e che questi valori sono simili, si ammalano degli stessi sintomi, che i medici chiamano impropriamente malattie, nello stesso periodo, questo perche’ le condizioni iono atmosferiche attivano i processi di eliminazione delle tossine e degli stati infiammatori preesistenti nell’organismo in tutti gli esseri, quelli piu’ sani non si ammalano e quelli con piu’ sintomi latenti nell’organismo, si “ammalano”, cioe’ tentano di auto guarirsi.

    Oltre a tutto, MAI al mondo, sono stati effettuati dei controlli scientifici con apposite apparecchiature che analizzando il contenuto reale dell’aria di una stanza ove vi siano degli ammalati di influenza, dimostrino che i virus sono presenti in essa…!
    Inoltre MAI al mondo sono stati effettuati degli studi in doppio cieco fra vaccinati e non vaccinati che seguono la medicina naturale, nei periodi delle cosiddette epidemie per controllare il grado, livello e quantita’ di ammalamento, per es. di influenza, fra i gruppi !
    QUINDI cio’ significa che NON ci si ammala perche’ si sta vicino ad un ammalato, ma perche’ certi soggetti sono immunitariamente deboli ed hanno condizioni di Terreno facile all’ammalamento, oltre al fatto che vi sono certe malattie, es. l’influenza che e’ una malattia benefica, perche’ costringe l’organismo ad eliminare le infiammazioni preesistenti…
    La cosa e’ abbastanza complessa se non si tengono conto dei vari cofattori che ho sinteticamente elencati.
    GPaolo Vanoli – info@vanoli.net

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