Progressi e novità sull’uso delle staminali nella cura del linfoma
Il trapianto autologo di cellule staminali emopoietiche potra’ diventare, in un futuro imminente, una opzione terapeutica disponibile anche per i pazienti affetti da linfoma e mieloma multiplo che fino ad ora sono stati esclusi da questo trattamento a causa della loro scarsa mobilizzazione cellulare. Questo e’ stato uno dei temi caldi discussi oggi nell’ambito dell’incontro annuale del Gitmo – Gruppo italiano trapianto di midollo osseo – dedicato al trapianto autologo e tenutosi a Roma presso l’ospedale San Camillo. A seguito della recente autorizzazione dell’Emea (5 agosto 2009) il nuovo agente mobilizzante Plerixafor sara’ presto disponibile sul mercato italiano; questa molecola e’ estremamente efficace nel promuovere il trasferimento delle cellule staminali dal midollo osseo al circolo ematico (processo denominato “mobilizzazione”), da dove possono essere agevolmente prelevate per il successivo trapianto autologo.
L’incontro e’ stato promosso e organizzato da Attilio Olivieri, professore di Ematologia presso l’Universita’ Politecnica delle Marche, attualmente direttore del Dipartimento oncologico e del Centro trapianto di cellule staminali dell’Ospedale San Carlo di Potenza e responsabile della Sezione trapianto autologo del Gitmo. “Al di sotto dei 65 anni – dichiara Olivieri – il trapianto autologo rimane la terapia di scelta nel trattamento di pazienti affetti da linfoma recidivante chemiosensibile, cosi’ come e’ tuttora il ‘golden standard’ nella terapia di prima linea dei pazienti affetti da Mieloma Multiplo. In una percentuale non trascurabile di questi pazienti, pero’, il ricorso al trapianto autologo e’ ostacolato dall’eventualita’ di raccogliere un numero insufficiente di cellule staminali autologhe. Difatti, affinche’ il trapianto di cellule staminali ematopoietiche avvenga con successo, e’ necessario che esse vengano mobilizzate, ossia rilasciate dal midollo osseo, ove abitualmente risiedono, nel sangue periferico, dove possono essere successivamente prelevate, in una quantita’ tale da garantire un attecchimento rapido, completo e stabile, attraverso un processo denominato leucoaferesi”. Questa procedura ha da anni soppiantato l’espianto di midollo osseo, consentendo di ridurre la mortalita’, la morbilita’ e i costi correlati all’autotrapianto. Tuttavia, per molti pazienti, la leucoaferesi puo’ richiedere fino a tre o quattro ore a seduta per diversi giorni e, nonostante questo, alcuni pazienti non sono in grado di mobilizzare un numero sufficiente di cellule, rendendo il trapianto autologo impossibile. “Plerixafor si configura come un trattamento innovativo, in quanto potra’ offrire a questi pazienti l’opportunita’ di effettuare con successo il trapianto autologo”.