Scienziati britannici sulle tracce degli schemi di trasmissione dell’HIV negli eterosessuali

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diagramma trasmissione infezione virus-cellula

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Alcuni ricercatori nel Regno Unito hanno mappato le dinamiche della trasmissione dell’HIV negli eterosessuali nel paese e hanno rivelato un diverso schema di infezione rispetto agli omosessuali. Pubblicato sulla rivista, accessibile a tutti, Public Library of Science (PLoS) Pathogens, lo studio enfatizza che la diagnosi precoce potrebbe limitare efficacemente la diffusione dell’HIV in questo gruppo di individui.

Il team di scienziati dell’Università di Edinburgo e del Medical Research Council Clinical Trials Unit del Regno Unito ha studiato la filodinamica molecolare del ceppo di HIV dominante negli eterosessuali nel Regno Unito. La filodinamica analizza la connessione evolutiva tra gruppi di organismi e rende possibile ricostruire lo schema della divergenza sequenziale virale nel tempo. Grazie a questo metodo, sono stati in grado di scoprire gli schemi di trasmissione.

Secondo lo studio, di oltre 11.000 pazienti esaminati, “296 erano legati almeno ad altri due nel Regno Unito.” Inoltre, il gruppo di ricerca ha scoperto 8 gruppi formati da oltre 10 persone che erano concatenati e che rappresentavano il 5% dei pazienti coinvolti nello studio. Tra gli omosessuali, il 25% di individui infetti mostrano un’interconnessione equivalente.

La trasmissione negli eterosessuali progrediva inoltre a una velocità molto inferiore rispetto agli omosessuali, secondo lo studio, con appena il 2% entro i primi 6 mesi di infezione (contro il 25% negli omosessuali).

“Questa analisi filodinamica di sequenze di HIV del sottotipo non-B che riguarda oltre il 40% della popolazione eterosessuale infettata da HIV nel Regno Unito ha rivelato che la trasmissione dell’HIV tra gli eterosessuali nel Regno Unito è raggruppata, ma in media in gruppi più piccoli, ed è trasmessa con dinamiche più lente rispetto a quanto succede tra gli MSM [uomini che fanno sesso con uomini],” si legge nell’articolo. “Un intervento più efficace per restringere l’epidemia potrebbe quindi essere fattibile, dati gli efficaci programmi di diagnosi.”

“Le dinamiche più lente dell’epidemia eterosessuale offrono maggiori opportunità per un intervento riuscito, ma è essenziale che la diagnosi sia fatta il più presto possibile,” aggiunge il professor Leigh Brown, dell’Università di Edinburgo, che ha guidato il gruppo di ricerca.

Mentre negli anni 1990 la caratterizzazione genetica del virus negli eterosessuali mostrava la predominanza del sottotipo B – la forma più comune in America, Australia, Europa, Giappone e Tailandia – studi più recenti hanno scoperto che c’è stato un cambiamento. La maggior parte dei casi di HIV oggigiorno nel gruppo a rischio eterosessuale nel Regno Unito sono del sottotipo non-B, “che indica virus originatisi tra gli immigranti provenienti dall’Africa sub sahariana,” affermano gli scienziati.

Negli ultimi 10 anni, il numero di infezioni da HIV tra gli eterosessuali nel Regno Unito è aumentato sensibilmente. L’ente benefico internazionale AVERT (“Averting HIV and AISD”), che si occupa di HIV e AIDS e ha sede nel Regno Unito, riferisce di un totale di 44.617 casi riportati alla fine del 2008. Questo numero supera quello degli individui infettati tra gli uomini che fanno sesso con uomini.

Nel frattempo, un esperimento di vaccino per l’HIV condotto in Tailandia ha mostrato risultati promettenti, creando non poco entusiasmo nella comunità della ricerca medica e dei media in tutto il mondo. Il vaccino sperimentale – una combinazione di due vaccini sperimentali precedenti – è riuscito a ridurre il rischio di infezione da HIV di quasi un terzo.

Il test è stato condotto dall’esercito statunitense e dal governo tailandese e ha seguito 16.000 partecipanti nel corso di 7 anni.

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e il Programma comune delle Nazioni Unite per l’HIV/AIDS (UNAIDS) si sono congratulati con tutte le parti coinvolte nello studio tailandese: “I risultati dello studio, che rappresentano un significativo progresso scientifico, sono la prima dimostrazione che un vaccino può prevenire l’infezione da HIV in una popolazione generale adulta e sono quindi di grande importanza.”

Sebbene è necessario che la comunità internazionale della ricerca continui a lavorare, la OMS e l’UNAIDS hanno detto che “questi risultati hanno portato nuove speranze nel campo della ricerca per un vaccino contro l’HIV e promettono che un vaccino contro l’HIV altamente efficace e sicuro sarà messo a disposizione di tutte le popolazioni del mondo che ne hanno maggiormente bisogno”.

Per ulteriori informazioni, visitare:

PLoS Pathogens:
http://www.plospathogens.org/home.action

Università di Edinburgo:
http://www.ed.ac.uk/

Medical Research Council Clinical Trial Unit:
http://www.ctu.mrc.ac.uk/

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