Test farmaci antimicrobici ideali anche alcuni insetti

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Sostituire le cavie da laboratorio con gli insetti? Gli studi sono preliminari, ma l’idea è di per sé interessante se sono realistici i dati riportati oggi da Kevin Kavanagh della National University of Ireland all’incontro autunnale della Society for General Microbiology che si sta svolgendo ad Edimburgo.


Secondo il biologo, il ricorso alle cavie in campo farmaceutico e soprattutto nei test preliminari sull’efficacia delle nuove molecole potrebbe diminuire drasticamente, persino del 90 per cento. Ci sono insetti come le tarme e i moscerini della frutta, infatti, che sembrano reagire alle infezioni dei batteri in modo analogo ai mammiferi. In particolare i neutrofili, un tipo di globuli bianchi dei mammiferi, rispondono all’attacco dei microrganismi patogeni proprio come fanno gli ematociti degli insetti. O meglio: le sostanze chimiche prodotte da entrambi – quelle che vanno a interagire con la superficie delle cellule infettate – hanno strutture affini.

“È già pratica comune usare le larve degli insetti per svolgere alcuni test preliminari sui nuovi farmaci, per poi passare a topi e cavie in un secondo momento per confermare i risultati”, ha sottolineato Kavanagh, “con il vantaggio che i primi reagiscono alle condizioni esterne in un tempo molto più breve: due giorni contro diverse settimane”. I suoi risultati indicano che i moscerini (Drosophila), la tarma della cera (Galleria) e un tipo di farfalla notturna (Manduca) potrebbero fare al caso, e dimostrano che alcune cellule immunitarie negli insetti e nei mammiferi sono strutturalmente e funzionalmente molto simili, nonostante siano separate da oltre 400 milioni di anni di evoluzione.

Le affinità di risposta immunitaria cosiddetta ‘innata’ tra insetti e mammiferi nella lotta ai microrganismi sono ben note, quindi è effettivamente plausibile l’utilizzo di insetti e larve di insetto per test preliminari di farmaci antimicrobici”, ha commentato a Galileo Federica Riva, ricercatrice presso il Dipartimento di Patologia Animale, Igiene e Sanità Pubblica Veterinaria dell’Università di Milano: “La riduzione fino al 90 per cento del numero di animali usati è auspicabile, ma penso sia ancora lontana in quanto le risposte dei mammiferi sono più complesse. Esiste infatti anche una risposta adattatoria che è diversa da gruppo a gruppo. I dati sono incoraggianti, ma servono altri studi per approfondire similitudini e differenze e per verificare l’efficacia del modello insetto rispetto al modello murino”.

Galileonet.it

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