Trapianti: cresce la lista di attesa, ma 300 l’anno muoiono aspettando

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trasporto di un rene

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Su 9000 pazienti in lista d’attesa solo poco piu’ di 3000 ogni anno ricevono il trapianto di cui hanno bisogno e 300 muoiono aspettando. ”Uno squilibrio che bisogna assolutamente colmare”, sostiene Daniela Storani del Centro Nazionale Trapianti (Cnt), intervenuta alla presentazione di ”Il trapianto moltiplica la vita”, un libro in cui il professor Franco Filipponi direttore del Dipartimento di Trapiantologia epatica, epatologia, infettivologia dell’Azienda ospedaliera universitaria Pisana cerca di spiegare la complessa macchina del processo trapiantologico. Partendo dal problema numero uno: le liste d’attesa.
I tempi medi per un rene sono tre anni. ”Nonostante l’aumento delle donazioni, che sono triplicate dagli inizi degli anni ’90 – si e’ passati da circa 1083 donatori del 91 ai 2932 nel 2008, portando l’Italia al terzo posto in Europa – l’attesa e’ ancora troppo lunga per chi necessita un trapianto”, spiega Filipponi. ”E la responsabilita’ sociale va supportata non solo attraverso un sistema sanitario che assicuri i risultati ma anche con la diffusione di un’informazione trasparente per chiarire, ad esempio, le modalita’ di accertamento della morte cerebrale”. Sarebbe infatti questa mancanza di informazione insieme all’opposizione dei parenti, la causa della carenza di donatori. ”A questo si aggiunge anche una sfiducia nel sistema sanitario – aggiunge Anna Maria Bernasconi, presidente dell’Associazione nazionale dializzati e trapiantati (Aned) e un’individualita’ strisciante, un arroccamento su se stessi”. ”Esiste poi una mancanza di omogeneizzazione dei percorsi assistenziali – ha evidenziato Vincenzo Passarelli, direttore del Centro nazionale trapianti (Cnt). ”L’attesa uccide ogni anno 300 persone circa ma ci sono regioni piu’ virtuose e altre meno (In Toscana ci sono 37 donatori ogni milione di abitanti, in Lombardia 18). Manca una politica nazionale sui trapianti e il primo correttivo e’ quello di permettere la mobilita’ nel paese”. E poi, bisognerebbe facilitare il consenso alla donazione, aggiunge Passarelli: ”I modi ci sono, presso la propria azienda sanitaria, attraverso la sottoscrizione del tesserino azzurro che e’ stato consegnato nel 2001, o attraverso le associazioni dei pazienti e, grande novita’, all’anagrafe nei comuni. O ancora, piu’ semplicemente, con una dichiarazione volontaria da tenere sempre nel portafoglio”. (ANSA).

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