Come l’olio extravergine aiuta a prevenire l’Alzheimer

0
Oleocantale_molecola

oleocantale, molecola tridimensionale

oleocantale, molecola tridimensionale
oleocantale, molecola tridimensionale

L’olio extravergine di oliva è un vanto per il nostro Paese e un ingrediente principe della dieta mediterranea tanto che viene citato spesso per le sue proprietà benefiche oltre che gastronomiche.
Oggi c’è un motivo in più per portarlo a tavola: un suo composto, detto oleocantale, protegge contro la demenza e l’Alzheimer.


Un team di ricercatori americani del Monell Center e della Northwestern University di Chicago (Usa) ha scoperto che l’oleocantale altera la struttura delle proteine neurotossiche che si ritengono contribuiscano agli effetti debilitanti dell’Alzheimer. Questo importante cambiamento strutturale impedisce la capacità delle proteine ADDL di danneggiare le cellule nervose del cervello.

L’oleocantale, in questo caso, altera anche la struttura delle ADDL in modo che queste non si vadano a legare con le sinapsi (elementi che consentono la comunicazione tra le cellule del tessuto nervoso, i neuroni).
Sapendo ciò, i ricercatori hanno voluto esaminare come questo processo avvenga e quali effetti abbia sul cervello e, nello specifico, sull’ippocampo: la regione del cervello coinvolta principalmente nell’apprendimento e nella memoria che è una delle prime aree colpite dall’Alzheimer.

Per mezzo di colture cellulari, gli scienziati hanno verificato il comportamenti delle proteine ADDL con e senza l’aggiunta dell’oleocantale scoprendo che bastavano poche molecole di questa sostanza contenuta nell’olio extravergine di oliva per contrastare e ridurre il legame tra le ADDL e le sinapsi dell’ippocampo.
«I risultati possono aiutare a identificare efficaci misure preventive e portare a migliori terapie nella lotta contro la malattia di Alzheimer» ha dichiarato il dr. Paul Breslin co-autore dello studio.
Successivi test hanno poi mostrato che l’oleocantale protegge inoltre le sinapsi dai danni strutturali causati dalle ADDL.

Source: i risultati dello studio sono riportati sulla rivista “Toxicology and Applied Pharmacology” e sul sito del Monell Center.

La Stampa.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *