Danni renali acuti: pronto un kit per determinarne l’entità
“Stiamo uscendo da una fase di incertezza diagnostica per il danno renale acuto”: e’ quanto ha affermato oggi a Bologna – dov’e’ in corso il congresso nazionale della Societa’ Italiana di Nefrologia – la dottoressa Elena Mancini del Policlinico S.Orsola-Malpighi. “Sono già in corso diversi studi su alcune sostanze che si comportano come marcatori precoci di danno renale. Tra queste – ha detto la Mancini – le più promettenti sembrano essere l’enzima noto agli addetti ai lavori come NGAL, che aumenta rapidamente nelle urine e nel sangue già dopo due ore dall’insulto, e le molecole KIM (kidney injury molecules). L’industria ha già elaborato dei kit per la determinazione rapida dell’NGAL, che usati in laboratorio, sono in grado di misurare il livello di questo enzima in circa un’ora, consentendo perciò ai clinici di iniziare ad adottare tutti i provvedimenti protettivi per il rene: evitare l’uso di tutti i farmaci potenzialmente dannosi, mantenere alta la idratazione, favorire in ogni modo la perfusione dei reni”. Una insufficienza renale acuta– spiega la dottoressa Mancini – può presentarsi in pazienti con gravi infezioni, con shock, dopo grandi interventi chirurgici, dopo procedure invasive a carico delle arterie coronarie o di altri vasi sanguigni, o anche dopo somministrazione di certi farmaci (ad esempio alcuni antineoplastici) o di mezzi di contrasto per esami radiologici.
Con i grandi progressi della medicina degli ultimi decenni, e l’estensione di procedure chirurgiche complesse, di manovre interventistiche o di trapianti anche a persone di età avanzata o con multiple patologie, si è osservato inevitabilmente un aumento di questi quadri di insufficienza renale acuta, che possono richiedere l’esecuzione della dialisi come mezzo per sostituire temporaneamente la depurazione naturale”. Circa i tempi necessari per diagnosticare un danno renale acuto, la nefrologa bolognese ha spiegato che gli esami di laboratorio sulla funzione renale (creatinina, cistatina C) si alterano tardivamente, almeno uno o due giorni dopo l’insulto originale, quando in realtà il danno cellulare renale è già in atto e fino al 50 per cento della funzione renale è già perso. “Oggi, per fare diagnosi di infarto miocardico è sufficiente misurare nel sangue il valore assoluto e le variazioni nelle ore successive ai sintomi, di una sostanza, chiamata troponina, che funge appunto da marcatore precoce di danno miocardico. Viceversa, non è stata ancora individuata in patologia renale un analogo della troponina, cioè¨ una sostanza, facilmente e rapidamente misurabile in qualunque laboratorio che faccia riconoscere il danno renale acuto e la sua evoluzione già dalle prime ore”. Si lotta dunque un po’ contro il tempo, perche’ “la mancanza di marcatori precoci di danno renale rallenta il trattamento e ostacola le scelte cliniche su farmaci da usare, o su procedure da eseguire o meno. E’ verosimile pensare, però, che nei prossimi anni si sia in grado di disporre di un insieme di marcatori, ciascuno con una sua specificità , che nel loro insieme segnalino rapidamente non solo l’instaurarsi del danno renale ma anche la sua causa (ad esempio tossica o da insufficiente ossigenazione) favorendo il migliore approccio terapeutico”.