Due geni in meno nel complesso LCE: un nuovo fattore di suscettibilità alla psoriasi

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anatomia 3D strati epidermici

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anatomia 3D strati epidermici

Tiziana Lepre, Emiliano Giardina, Cecilia Sinibaldi e Giuseppe Novelli*

Un grande passo avanti nella ricerca dei fattori genetici responsabili della psoriasi è stato compiuto in questi giorni dai genetisti italiani, il prof. Giuseppe Novelli e il dr. Emiliano Giardina, in collaborazione con ricercatori olandesi, spagnoli, Inglesi e americani.  La scoperta, di grande rilevanza scientifica, è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Genetics. Questo studio collaborativo ha permesso di identificare due nuovi geni, LCE3B ed LCE3C, determinanti nei meccanismi di sviluppo della psoriasi. I ricercatori hanno scoperto che i pazienti affetti da psoriasi frequentemente hanno una copia in meno di entrambi questi geni.


Chi possiede soltanto una copia di LCE3B ed LCE3C ha un rischio maggiore di sviluppare la psoriasi rispetto ai soggetti che presentano due copie. L’obiettivo appena raggiunto, di grande interesse e rilevanza, getta le basi per ulteriori studi e ricerche che devono essere compiuti per una migliore e completa conoscenza della patologia. In questa sede è importante evidenziare l’importanza delle collaborazioni scientifiche ed in particolare degli studi consorziati. L’aver analizzato un numero elevato di campioni e l’aver confermato i dati ottenuti nelle singole popolazioni analizzate  permette non solo di ottenere risultati in tempi più brevi, ma anche di orientare l’intera ricerca verso una direzione comune. In questo ambito, un ruolo determinate è svolto anche dalle associazioni dai malati, in grado di promuovere dal punto di vista organizzativo  la cooperazione tra i vari paesi. In particolare l’ADIPSO, cui dobbiamo un sentito ringraziamento per il supporto economico e logistico, ha da sempre sostenuto la partecipazione dell’Italia in questo tipo di consorzi.

Ma quale funzione svolgono questi geni? Perchè la loro assenza è in grado di determinare un aumento nel rischio di sviluppare la psoriasi? Essi si trovano sul cromosoma 1 e fanno parte della famiglia dei geni LCE (Late Cornified Envelope), suddivisa in tre gruppi e caratterizzata da un numero variabile di ripetizioni dei geni stessi.  
I geni della famiglia LCE appartengono ad un insieme più numeroso e complesso di geni: l’ EDC (Epidermidal Differention Complex).
Tutti i geni dell’EDC “lavorano” insieme per permettere la corretta differenziazione in strati della pelle, visibili in figura.

pelle-anatomiaIpoderma: è lo strato più interno, costituito da cellule rotondeggianti circondate da una fitta rete di vasi arteriosi e venosi

Derma: è lo strato intermedio e fornisce nutrimento    ed ossigenazione allo strato superiore della pelle,        privo di vasi

Epidermide. E’ lo strato più esterno della cute, formato da più strati di cellule dette cheratinociti classificati in:

– Strato basale in cui sono presenti cellule responsabili del costante rinnovamento dell’epidermide
–   Strato spinoso
–   Strato granuloso

–  Strato corneo, formato da diversi strati di cellule appiattite caratterizzate dalla presenza di uno spesso strato di materiale definito involucro cellulare cornificato, responsabile della particolare resistenza delle cellule cornee ad insulti di tipo meccanico e chimico. Negli strati più esterni le cellule morte, completamente cornificate, si distaccano e infine si desquamano.

epidermideIn particolare, i geni identificati nello studio sono implicati nel corretto sviluppo dello strato corneo, intervenendo nei processi di riparo e di difesa del nostro organismo. La pelle è infatti un rogano di difesa, ed è spesso soggetta a stress fisici e meccanici. In queste condizioni lo strato corneo, il più esterno, che rappresenta lo scudo protettivo, va incontro a modificazioni chimiche che ne limitano la funzione di barriera. Per recuperare velocemente la sua funzione protettiva, e difendere il nostro organismo, la pelle attiva i geni LCE3B e LCE3C, che ripristinano la corretta funzione di barriera.  I ricercatori hanno mostrato come il gene LCE3C si attivi proprio a seguito di traumi all’epidermide, sia in lesioni dovute alla psoriasi sia in lesioni dovute ad altre cause.

Nei pazienti che non presentano questi geni o nei quali tali geni funzionano in maniera non idonea, il riparo e la corretta rigenerazione dello strato corneo non avviene più in modo efficace. Gli altri geni della famiglia LCE non sono in grado di sopperire a questo deficit e non riescono a portare avanti un corretto processo di riparo dell’epidermide. Tutto questo comporta, nei soggetti privi una copia di questi geni, una più agevole penetrazione nella pelle di parte di molecole estranee e microrganismi. Il nostro organismo è in grado di rispondere ed eliminare agenti esterni attraverso il proprio sistema immunitario, un insieme di organi e cellule specializzate.

Nei pazienti affetti da psoriasi, che presentano diverse alterazioni in tale sistema, legate a fattori genetici solo in parte noti, la risposta non sarà funzionale come nei soggetti sani, e questo porterà al tipico processo infiammatorio della patologia.

Chi possiede una copia in meno di questi geni non avrà la certezza di sviluppare la psoriasi ma un rischio aumentato rispetto alla popolazione generale. Questo studio pertanto non consente di determinare i soggetti a rischio di sviluppare la patologia, ma ha identificato una nuova causa della malattia.  Nel prossimo futuro altri studi aiuteranno a comprendere questa nuova causa e cercheranno dei rimedi specifici. Ancora una volta, la genetica non fornisce immediatamente delle soluzioni alle malattie, ma identifica nuovi meccanismi patologici che potranno essere alla base di farmaci innovativi. Le migliori soluzioni nascono sempre da una migliore conoscenza dei problemi! In tale ottica è lecito ipotizzare che da tale ricerca potranno essere individuati anche nuovi bersagli di farmaci che potranno portare da un lato ad un corretto riparo dell’epidermide, ma soprattutto  ad un miglioramento delle condizioni di vita dei soggetti affetti.

*Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

Facoltà di Medicina e Chirurgia

Dipartimento di Biopatologia e Diagnostica per Immagini_Sezione di Genetica

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