Ricerca evidenzia il meccanismo di visione notturna

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retina

Scoperto il meccanismo che permette ai nostri occhi di abituarsi all’oscurita’ e permetterci di vedere anche al buio. Durante un passaggio tra luce e buio, infatti, le cellule della retina si modificano secondo un processo complicato per adattarsi alla nuova illuminazione. “Grazie a degli esperimenti compiuti sulle cellule della retina di una salamandra, siamo stati in grado di scoprire quali cellule permettono all’occhio di vedere al buio”, ha spiegato Vladimir J. Kefalov della Washington University School of Medicine di St. Louis (Stati Uniti), a capo dello studio pubblicato sulla rivista Current Biology. “Da questa retina abbiamo eliminato lo strato di tessuto pigmentato.
In questo modo le molecole di pigmento sensibile alla luce (che viene utilizzato dalle cellule per percepire la luce e i vari colori dello spettro visivo) non potevano essere riciclati e riutilizzati”. Dopo aver esposto le cellule a luce e ombra, i ricercatori hanno scoperto che uno dei tipi di cellule della retina, i ‘bastoncelli’, avevano smesso di funzionare. “La luce aveva distrutto il loro strato di pigmenti”, ha spiegato Kefalov. “Le cellule dei coni, invece, continuavano – ha proseguito – a funzionare normalmente: queste cellule possono rigenerare i pigmenti e continuare a percepire la luce”. Per Kefalov e colleghi, il segreto della visione notturna e’ proprio nelle cellule dei coni. “Abbiamo compreso che queste cellule riescono a riciclare i pigmenti solo grazie al supporto di altre cellule presenti nella retina, dette cellule di Muller”, ha spiegato Kefalov. “Siamo allora andati a bloccare il funzionamento delle cellule di Muller e, come ci aspettavamo, i coni non erano piu’ in grado di vedere al buio”, ha aggiunto. I ricercatori ritengono che le loro scoperte possano avere applicazioni in campo medico. “Siamo riusciti ad agire sul meccanismo che porta alla visione notturna, bloccandola. Potremmo essere in grado di manipolare il meccanismo in altri modi, ad esempio restituendo e migliorando la visione in occhi danneggiati da vecchiaia o malattie”, ha concluso Kefalov.

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