Ricerche fondamentali per la vita: tre premi per la chimica agli scopritori dei ribosomi
IL premio Nobel per la chimica di quest’anno è andato a tre scienziati che hanno fatto luce sulla struttura e la funzione dei ribosomi, le microscopiche fabbriche di proteine che si trovano in ogni cellula di tutti gli organismi viventi, dai batteri agli esseri umani. Venkatraman Ramakrishnan, dell’Università di Cambridge, nel Regno Unito, Thomas A. Steitz della Yale University, negli Stati Uniti, e Ada E. Yonath, del Weizmann Institute of Science di Rehovot, in Israele, hanno identificato la posizione esatta di ciascuno delle centinaia di migliaia di atomi che compongono un ribosoma, fornendo una mappa di questa piccola struttura cellulare con un livello di dettaglio mai raggiunto finora.
Si tratta di un traguardo importante nella conoscenza dei processi alla base della vita. Seguendo le istruzioni fornite dal DNA, i ribosomi assemblano le proteine, ovvero molecole fondamentali per il funzionamento degli organismi viventi. Tanto per fare qualche esempio, grazie al lavoro dei ribosomi possiamo contare sull’emoglobina, la proteina che trasporta l’ossigeno dai polmoni al resto del corpo, e sull’insulina, che controlla il livello dello zucchero nel sangue. Una volta ottenuta la mappa, Ramakrishnan, Steitz e Yonath hanno simulato al computer l’interazione tra ribosomi e antibiotici con l’obiettivo di ottenere nuovi farmaci con cui combattere le infezioni batteriche. Già oggi sono disponibili antibiotici che sconfiggono i batteri attaccando i ribosomi. Il problema però è che i batteri imparano a difendersi, e sono diventati resistenti alla maggior parte di questi medicinali. Dunque la mappa prodotta dai tre premi Nobel potrebbe aiutare la ricerca farmacologia a vincere questa nuova sfida. C’è da sottolineare che per l’ennesima volta il premio Nobel per la chimica è stato assegnato a ricerche al confine tra biologia e chimica. Basta fare i conti e si nota che dal 2000 al 2009, sei Nobel per la chimica hanno riguardato studi nel campo della biochimica (tre negli ultimi cinque anni). Un segnale importante della crescita delle scienze della vita, che ormai pervadono ogni campo della conoscenza scientifica, non solo la chimica. Basta pensare agli strumenti matematici alla base della decifrazione del patrimonio genetico degli organismi. Oppure a tecniche di analisi impossibili da concepire e costruire senza l’apporto fondamentale della fisica. Ormai è chiaro a tutti gli scienziati del mondo. E forse a Stoccolma dovrebbero finalmente decidere di cambiare il premio da Nobel per la chimica in quello per la biochimica. Certo, i chimici “puri”, ammesso che esistano, non la prenderanno benissimo. Ma forse dovrebbero iniziare a riflettere sul ruolo della chimica oggi e nel prossimo futuro. Ha ancora un’identità oppure è irrimediabilmente frazionata e dispersa in altre aree di ricerca? Basta andare a guardare ancora una volta la lista degli ultimi Nobel. Dopo quelli per la biochimica, il numero più consistente di riconoscimenti riguarda ricerche con carattere industriale. Potremmo chiamarla entropia, ovvero la tendenza di un sistema a precipitare nel caos. Un concetto che i chimici, puri e non, conoscono fin troppo bene.