Scienziati scoprono il legame tra un parassita e la prevenzione delle infezioni causate da punture di zanzara

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Wolbachia_in_Drosophila

Wolbachia in drosophila

Wolbachia in drosophila
Wolbachia in drosophila

(Cordis)Un gruppo di scienziati nel Regno Unito ha scoperto come le zanzare infettate con parassiti batterici potrebbero contribuire alla prevenzione delle infezioni causate da questi insetti fastidiosi. I risultati dello studio , pubblicati nella rivista Science, fanno parte del progetto ANOPOPAGE (“Population age structure and age structure modification via Wolbachia in Anopheles gambiae”), finanziato dall’UE con 1 milione di euro attraverso il tema “Salute” del Settimo programma quadro (7° PQ).

La filariasi linfatica (o elefantiasi) è una delle malattie tropicali più trascurate, ma molto diffusa nei paesi in via di sviluppo, dove mette a rischio la vita di oltre un miliardo di persone. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) fa sapere che più di 120 milioni di persone sono già affette dalla malattia e oltre 40 milioni ne sono seriamente disabilitate o sfigurate. La filariasi linfatica è causata dall’infezione da nematodi parassitari della famiglia delle Filariidae (detti filarie, vermi filiformi non segmentati), diffusi dalle zanzare.


Studi del passato avevano dimostrato che zanzare infettate da un ceppo del parassita batterico Wolbachia – chiamato “wMelPop” o “popcorn” – possono morire molto prima del previsto. I dati hanno rivelato che soltanto le zanzare più vecchie sono in grado di causare l’infezione, dato che i parassiti hanno bisogno di un periodo di incubazione tra l’ingestione e la trasmissione da parte della zanzara.

Gli scienziati dell’Università di Oxford nel Regno Unito hanno avanzato la ricerca, esaminando il genoma di zanzare geneticamente identiche (alcune infettate da wMelPop). Il team ha scoperto che oltre a ridurre della metà la durata di vita degli insetti e limitarne la capacità di diffondere l’infezione, wMelPop inibisce direttamente la trasmissione delle filarie inducendo il sistema immunitario della zanzara ad attaccare il verme.

La ricerca ha rivelato che nelle zanzare infettate da wMelPop si sviluppava un numero inferiore di filarie.

“L’infezione da Wolbachia sembra aumentare in modo significativo l’attività di circa 200 geni di zanzara, molti dei quali sono coinvolti nella risposta immunitaria”, ha spiegato il dott. Steven Sinkins dell’Università di Oxford e Senior Research Fellow del Wellcome Trust. “Questo prepara poi il sistema immunitario delle zanzare a combattere l’infezione da filarie, impedendo al verme di svilupparsi e raggiungere lo stadio dove diventa possibile la trasmissione all’uomo”.

Le ricerche hanno anche dimostrato che le infezioni da Wolbachia – tra cui anche wMelPop – possono proteggere le persone da determinati virus. Gli scienziati hanno detto che il loro lavoro suggerisce che questo effetto potrebbe essere il risultato della spinta data al sistema immunitario della zanzara.

Essi stanno ora indagando se il fatto di infettare con wMelPop altre specie di zanzare, come ad esempio l’Anopheles gambiae, potrebbe provocare un risultato simile e aiutare a ridurre la trasmissione della malaria e della filariasi.

“Il ceppo Wolbachia ‘popcorn’ è un organismo presente in natura in determinate specie di mosche della frutta, che se introdotto nelle popolazioni di zanzare, potrebbe forse aiutarci a debellare alcune delle più gravi malattie a livello mondiale”, ha detto Sinkins.

Ogni anno emergono circa 500 milioni di casi di malaria, causando da 1 a 3 milioni di decessi. I maggiori responsabili di questa malattia sono le zanzare del complesso Anopheles gambiae. Nel tentativo di tenere la malattia sotto controllo, i programmi che hanno funzionato meglio erano quelli basati sugli insetticidi per eliminare i patogeni, anche se la loro efficacia è diminuita a causa dell’aumentata resistenza agli insetticidi. Gli scienziati ipotizzano che wMelPop potrebbe essere un prezioso candidato nella lotta globale alle malattie causate dalle zanzare.


Per maggiori informazioni, visitare:

University of Oxford:
http://www.ox.ac.uk/

ANOPOPAGE fact sheet – fare clic:
qui

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