Test DNA per dieta perfetta: sono i geni che suggeriscono gli alimenti
Chi vuol perdere peso, prima del menù dovrebbe leggere la sua carta di identità genetica. E a tavola scegliere i piatti più adatti al suo metabolismo e ai suoi gusti.
È la G-Diet, la dieta «personalizzata », fatta su misura, in base ai geni di un individuo, e messa a punto a Trieste, nei laboratori dell’Area Science Park, ente pubblico di ricerca dove le aziende sviluppano le idee dei ricercatori.
«Il mondo delle diete — commenta Paolo Gasparini, genetista all’Ospedale Burlo Garofalo di Trieste e referente scientifico del progetto — è abbastanza variegato sia perché sono in molti ad occuparsene (dai dietisti agli endocrinologi), sia perché le soluzioni proposte sono fra le più disparate (dalla dieta del pompelmo a quella del minestrone). Così è nata l’idea di sfruttare le ricerche più recenti nel campo della nutrigenomica e in particolare sul gusto».
Che le persone abbiano una diversa sensibilità nei confronti del gusto amaro si sa da secoli, che il gusto sia una questione legata ai geni è una storia più recente.
«Alcuni individui — continua Gasparini — hanno delle variazioni genetiche che li rendono particolarmente sensibili all’amaro (i cosiddetti non taster che rappresentano il 70 per cento della popolazione, in contrapposizione ai super taster che, invece, apprezzano non solo l’amaro, ma anche il piccante) e di conseguenza tendono a eliminare dalla dieta cibi come i broccoli, il radicchio e altre verdure, la birra, l’acqua tonica, il caffè. La conseguenza è che rischiano carenze alimentari ed è bene allora suggerire, per la loro dieta, fonti alternative di vitamine e sali minerali».
D’altro canto, chi non percepisce l’amaro, è più predisposto a provare nuovi cibi e bevande, con il rischio di diventare obeso. La G-Diet valuta globalmente una ventina di geni. Oltre ai due del gusto, gli altri hanno a che fare con il metabolismo degli zuccheri, dei grassi, dell’osso, e altri ancora con lo stile di vita. Tutti i geni del nostro Dna presentano delle varianti (in termine tecnico si chiamano polimorfismi): nel caso dei venti geni della nutrizione, alcune varianti sono sono favorevoli alla salute, altre no, ed è su queste ultime che si modellano i suggerimenti dietetici o di stile di vita, compreso il tipo di esercizio fisico.
Per esempio, chi ha la variante sfavorevole del gene della grelina, un ormone che stimola l’appetito, tende ad avere un marcato senso della fame ed è bene quindi che suddivida la sua dieta in cinque pasti giornalieri. «Il genotipo di una persona — continua Gasparini — viene poi valutato insieme al suo diario alimentare e a un’analisi supplementare del gusto attraverso particolari cartine reattive » .
Il kit è stato brevettato da un’azienda dell’Area Science Park ed sarà presto in commercio con il nome di G-Profile: prevede il test sulla saliva per il gusto amaro, il prelievo con una specie di cotton fioc di alcune cellule dalla bocca (come si vede fare nei telefilm di C.S.I, Scena del crimine, quando si vuole esaminare il Dna di un sospettato), cellule che saranno inviate a un laboratorio di riferimento dove ne verrà analizzato il profilo genetico e, come terzo elemento, un questionario. In risposta, si riceveranno suggerimenti dietetici e di stile di vita. Un altro kit, un po’ più sofisticato, prevede le stesse indagini che serviranno a compilare una dieta molto particolareggiata, appunto la G-Diet.
«Le informazioni che ricaviamo dalla genetica e dai dati sul gusto — conclude Gasparini — ci permettono di scegliere e di dosare gli alimenti in modo che la dieta risulti gradevole al palato e non comporti sacrifici eccessivi». In futuro i ricercatori prevedono di arricchire l’elenco dei geni analizzati con l’aggiunta di altri trenta.
Ho ascoltato un’intervista molto interessante su Radio3 e mi chiedo cosa devo fare per mettermi in contatto col Dr.Gasparini.
Ho problemi di sovrappeso e urgente necessità di dimagrire sia per ragioni psicologoche di salute che per mitivi di lavoro.
In attesa di una Vs.cortese risposta vi saluto cordialmente,
franco trevisi 🙂