Tumori: tanti screening diagnostici ma i casi non diminuiscono
A 20 anni dall’inizio degli screening per il cancro alla prostata e al seno, le due forme di tumore piu’ diagnosticate di questa malattia, non e’ arrivata la tanto attesa diminuzione di queste malattie. E gli esperti ora ne contestano la validita’. “I programmi di screening non hanno dato i risultati sperati. Sempre piu’ pazienti vengono trattati, e il tasso di cancri e’ piu’ alto, cosi’ come l’incidenza di stadi aggressivi non e’ stata ridotta”, ha detto Laura Esserman del University of California, San Francisco, prima autrice dello studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association e membro della American Cancer Society. “Lo screening da’ dei benefici, ma questi benefici non compensano minimamente i costi delle diagnosi e dei trattamenti non necessari“. Per gli autori, il problema principale dello screening del cancro al seno o alla prostata e’ proprio questo: spesso i pericoli delle forme tumorali vengono sovrastimati, e si cominciano trattamenti costosi sia per il paziente che per il sistema sanitario anche in assenza di reale necessita’.
“Abbiamo bisogno di concentrarsi sul problema di come identificare gli uomini e le donne a rischio delle forme piu’ aggressive di cancro, direttamente dalle prime diagnosi”, ha detto Esserman. “Inoltre, abbiamo bisogno di sistemi che possano dirci subito quali forme tumorali rimarranno stabili o non causeranno pericoli per la vita. Dobbiamo essere in grado di capire quali pazienti hanno bisogni di trattamenti e quali no”. Il cancro al seno e alla prostata sono tra le forme piu’ comuni di decesso per tumori, che causano annualmente 40 mila e 27 mila decessi rispettivamente nei soli Stati Uniti. “Poiche’ spesso una diagnosi precoce porta, nelle altre forme di cancro, a un alto tasso di sopravvivenza, si e’ stabilita l’assunzione che lo screening a tappeto avrebbe abbassato i casi di cancro al seno e alla prostata”, ha detto Esserman. “Ma nel caso di queste due malattie, non e’ stato cosi’, abbiamo registrato un trend esattamente opposto. Senza l’abilita’ di distinguere i tumori letali da quelli a rischio minimo, c’e’ il pericolo che la popolazione venga trattata in maniera inefficace, fornendo cure a chi non ne ha bisogno senza concentrarsi sui casi pericolosi”. Per Esserman e colleghi, lo screening e’ tutt’altro che perfetto, ma ci sono dei modi per poterlo migliorare. “Identificare chi ha veramente bisogno di un trattamento e’ la strada giusta. Servono test piu’ accurati e precisi”, ha concluso la ricercatrice.