Vaccino anti-cocaina: provata l’efficacia nel 38% dei casi

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Un vaccino per trattare la tossicodipendenza da cocaina ha dimostrato di poter ridurre gli effetti dell’uso della droga in un sottogruppo di soggetti che, in risposta alla somministrazione, hanno prodotto alti livelli di anticorpi specifici per la sostanza.

Tuttavia, solo il 38 per cento dei soggetti vaccinati produce livelli di anticorpi sufficientemente alti e li mantiene in ogni caso solo per due mesi.

È questo il risultato pubblicato sull’ultimo numero della rivista “Archives of General Psychiatry” a firma di Bridget A. Martell e colleghi della Yale University School of Medicine, nel New Haven, e del Veterans Affairs Connecticut Healthcare System, West Haven.

Finora, la Food and Drug Administration degli Stati Uniti non ha approvato alcuna terapia farmacologica per l’abuso di cocaina. D’altra parte, le terapie comportamentali hanno un ampio range di efficacia.

Studi su animali ed esseri umani hanno suggerito che alti livelli di anticorpi specifici nel sangue possano sequestrare e inattivare la cocaina prima che entri nel cervello, riducendo le sensazioni di euforia dovute alla droga e senza causare altri effetti psicoattivi o interazioni pericolose.

I risultati sono stati ottenuti grazie a un trial di fase 2b in 115 soggetti dipendenti dalla droga, 58 dei quali sono stati scelti in modo casuale per ricevere il vaccino. Gli altri 57 hanno ricevuto iniezioni di placebo nell’arco di 12 settimane. Per valutare l’effetto delle somministrazioni, tutti i soggetti sono stati sottoposti all’esame delle urine tre volte a settimana per sei mesi per misurare la presenza di  metaboliti della cocaina.

Dei 55 partecipanti che hanno completato le vaccinazioni, 21 (38 per cento) hanno raggiunto livelli di anticorpi di 43 microgrammi per millilitro o maggiori. Questi stessi soggetti mostravano campioni di urine con livelli significativamente più bassi dei metaboliti della cocaina tra la nona e la sedicesima settimana del trial con una probabilità maggiore rispetto ai soggetti che non avevano raggiunto tali livelli o che avevano ricevuto iniezioni di placebo (45 per cento di campioni di urina senza cocaina contro 35 per cento). La proporzione dei partecipanti che avevano visto ridurre i livelli di cocaina della metà, inoltre, era maggiore nel gruppo con livelli di anticorpi più alti di quelli con livelli più bassi (53 per cento contro 23 per cento).

“Il trattamento ottimale richiederà probabilmente vaccinazioni ripetute per mantenere appropriati livelli di anticorpi nel sangue”, spiegano gli autori. “Inoltre, occorre uno sforzo per trattenere i soggetti durante le serie iniziali delle iniezioni poiché i livelli di anticorpi aumentano lentamente durante i primi tre mesi previsti dal protocollo per l’immunizzazione. Occorrono poi altri trattamenti durante il primo periodo di somministrazione per facilitare l’astinenza, per esempio arruolando soggetti dipendenti dalla cocaina già in programma di mantenimento con metadone”.

“Per questo l’obiettivo per il prossimo futuro sviluppo del vaccino sarà quello di incrementare la proporzione dei soggetti in grado di raggiungere i livelli di anticorpi desiderati ed estendere i periodi di astinenza attraverso un programma di mantenimento a lungo termine di tali livelli”, concludono i ricercatori.

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