Malattie dello scheletro: importanti ricerche aprono nuovi orizzonti terapeutici
…e le ossa tornano nuove anche dopo fratture critiche.
Una sostanza che consente all’organismo di ricostruire anche ossa svuotate dall’osteoporosi, una speranza per le donne in menopausa spesso a rischio di fratture da fragilità. La sostanza è il Ranelato di stronzio e nuovo studi bioptici condotti all’Università di Firenze ne confermano le straordinarie potenzialità anche nella ricostruzione di gravi fratture.
Ne ha dato conto nei giorni scorsi l’endocrinologa Maria Luisa Brandi, intervenendo a Torino al 9° congresso della Siommms, la Società che raggruppa i molti specialisti delle malattie dello scheletro. Peraltro, proprio in questi giorni sta iniziando il reclutamento in Europa per valutare l’effetto sulla riparazione ossea del Ranelato di stronzio in pazienti appena fratturate, studio coordinato dall’Italia per tutti i paesi dell’Unione.
“Il Ranelato di stronzio – ha spiegato – é in effetti il primo farmaco capace di stimolare la neoformazione ossea riequilibrando il turnover osseo, determinando un aumento della massa e un miglioramento della microarchitettura. Da qui la particolare efficacia antifrattura a breve e lungo termine in tutti i siti, incluso il femore”.
Progressi clamorosi della ricerca. Fino a pochi anni fa, l’unico approccio terapeutico disponibile per prevenire il rischio di frattura si basava sulla riduzione del turnover osseo con farmaci antiriassorbitivi, che riducevano però anche la formazione di nuovo osso.
La professoressa Brandi ha così ricordato i farmaci di nuova generazioni in grado di stimolare l’osteosintesi: “Teriparatide e Paratormone determinano una potente stimolazione della formazione ossea, seguita però da un potente aumento del riassorbimento osseo. Gli studi sulle biopsie delle pazienti trattate confermano la stimolazione della neoformazione ossea a livello trabecolare, mentre a livello corticale gli effetti non sono conclusivi e ci sono alcuni dubbi sul possibile aumento della porosità corticale”.
Il Ranelato di stronzio, ha aggiunto, riesce a stimolare l’osteosintesi riequilibrando il turnover osseo a favore della formazione ossea, “perché disaccoppia i due processi: aumenta la formazione ossea e contemporaneamente riduce il riassorbimento”. Gli effetti documentati con le biopsie ossee confermano dunque che il Ranelato di stronzio ha un’efficacia osteoformatrice a livello trabecolare e anche a livello corticale. La corticale neoformata dimostra di essere costituita di osso lamellare e compatto.
Uno studio head to head ha valutato l’efficacia del Ranelato di stronzio anche verso l’Alendronato, uno dei bifosfonati. Lo studio è stato condotto su pazienti trattate con i due farmaci per 2 anni ed è stata utilizzata la tecnica HR micro-CT per verificare gli effetti terapeutici sull’osso. Questi i risultati:
- l’Alendronato ha determinato un aumento della massa ossea verso basale, ma senza un miglioramento della microarchitettura ossea (nè trasecolare, nè corticale);
- il Ranelato di stronzio ha invece aumentato la massa ossea in modo significativo con un altrettanto significativo miglioramento della microarchitettura ossea trabecolare e corticale, sia verso basale che verso Alendronato.
Anche uno studio head to head verso Teriparatide realizzato valutando le biopsie di pazienti trattate per 6 mesi, ha confermato l’efficacia del ranelato di stronzio nello stimolare la formazione ossea:
Il Teriparatide ha determinato un aumento significativo dei parametri di neoformazione ossea a livello trabecolare e corticale, anche se con un aumento della porosità corticale. Le pazienti trattate con Ranelato di stronzio hanno invece avuto un miglioramento dei parametri di neoformazione ossea a livello trabecolare e corticale sovrapponibile a Teriparatide, ma la corticale neoformata non mostrava segni di aumentata porosità.