Sclerosi multipla: prima volta staminali neurali umane su primati
La ricerca italiana segna un passo avanti verso la cura delle malattie neurologiche con terapie ‘alle staminali’. Un gruppo di scienziati guidati dall’Istituto di neurologia sperimentale (Inspe-Hsr) dell’Irccs San Raffaele di Milano ha studiato gli effetti delle cellule staminali neurali umane del cervello in modelli animali di sclerosi multipla: non più roditori, ma scimmie che grazie al trattamento sono vissute di più. Il lavoro, condotto in sinergia con vari altri istituti nel mondo, è pubblicato sugli ‘Annals of Neurology’ e coordinato da Stefano Pluchino e Gianvito Martino dell’Inspe-Hsr, in collaborazione con Angela Gritti (Tiget San Raffaele) e Angelo Vescovi (università di Milano-Bicocca).
Negli ultimi anni – ricorda una nota dell’Istituto scientifico-universitario San Raffaele – la ricerca sulle staminali si è focalizzata sullo sviluppo di terapie innovative mirate a migliorare i danni causati al sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) da malattie infiammatorie e degenerative. Le terapie a base di staminali neurali (neural stem/precursor cells, o NPCs), utilizzate come risorsa per riparare le lesioni prodotte da reazioni infiammatorie abnormi e incontrollate come quelle provocate dalla sclerosi multipla, erano state finora sperimentate quasi esclusivamente su modelli animali ottenuti in roditori. In questo studio sono state utilizzate invece scimmie marmoset: un modello animale di sclerosi multipla più simile alla malattia umana, sottolineano i ricercatori.
Le staminali neurali, iniettate sia per via endovenosa sia per via intratecale (nello spazio attorno al midollo spinale), hanno determinato nelle scimmie malate “una riduzione della formazione delle lesioni della mielina tipiche della malattia, un’attenuazione della disabilità neurologica conseguente al formarsi delle lesioni e un aumento della sopravvivenza”, riassume l’Irccs di via Olgettina.
Inoltre, continua il San Raffaele, “le cellule staminali neurali iniettate hanno dimostrato di sopravvivere nelle scimmie fino a tre mesi dopo il trapianto, rimanendo essenzialmente localizzate in aree attorno ai vasi sanguigni del sistema nervoso centrale e negli organi linfoidi secondari, continuando a svolgere la loro azione terapeutica”.
Questo studio pre-clinico, progettato per valutare la sicurezza e l’efficacia della somministrazione per via sistemica di staminali neurali umane in primati non umani, rappresenta secondo gli autori un ulteriore passo avanti nella definizione di protocolli terapeutici a base di cellule staminali neurali nella terapia della sclerosi multipla. Una malattia che colpisce più di 50 mila italiani.
“Nonostante siano necessari ulteriori studi – affermano gli scienziati – questi risultati scientifici danno sicuramente indicazioni molto importanti sulla reale fattibilità dell’utilizzo di terapie a base di cellule staminali del cervello in pazienti affetti da sclerosi multipla, ma aprono anche nuove prospettive per il trattamento con staminali del cervello di altre malattie infiammatorie e degenerative del sistema nervoso centrale come ictus cerebrali e traumi spinali”. La ricerca è stata finanziata da Fondazione italiana sclerosi multipla, Associazione americana sclerosi multipla, ministero della Salute, Miur, Istituto superiore di sanità, Comunità europea, Progetto mielina, Banca Agricola Popolare di Ragusa e Bmw Italia Group.