Sindrome di Tako-Tsubo: malattie (sempre meno) rare
. Malattie e disturbi ancora in considerazione come rari disturbi, ma in realtà rara è la tempestività della loro diagnosi. Se ne descrive un’altra: difficolta’ a respirare, fiato corto, dolore o oppressione al petto. I sintomi sembrano non lasciare dubbi: infarto. Invece non lo e’. Si chiama sindrome di Tako-Tsubo ma e’ anche soprannominata ‘sindrome del cuore infartuato’, una condizione che mima in tutto e per tutto l’ infarto, senza che lo sia. Se ne e’ parlato il 28 novembre a Lucca, a conclusione del 5/o Meeting ‘CardioLucca 2009’. Secondo gli esperti, rappresenta l’1% di tutti i casi di infarto e colpisce di solito le donne in post-menopausa con eta’ compresa tra i 58 e i 75 anni, ma sono sempre piu’ numerose le giovani che giungono in Pronto Soccorso su un’ ambulanza a sirene spiegate, con tutti i sintomi dell’infarto.
E sembra infarto anche ai medici: un esame del sangue che rileva un aumento degli enzimi di necrosi del muscolo cardiaco e l’elettrocardiogramma che presenta un tracciato alterato. ‘Ma la prova del nove che non e’ infarto – dice Francesco Bovenzi, direttore del Dipartimento Cardio-respiratorio dell’ ospedale Campo di Marte di Lucca – arriva con l’angiografia, che risulta negativa. Se le coronarie sono sane e non ci sono trombi ne’ placche, non ci sono dubbi: e’ sindrome di Tako-Tsubo’, cosi’ chiamata dai giapponesi che l’hanno per la prima volta descritta, per la forma che assume il cuore. Il meccanismo del disturbo e’ poco conosciuto. ‘A Lucca – aggiunge Bovenzi – stiamo valutando il nesso causale dell’ intrigante correlazione tra mente e corpo, per l’ evidenza che il disturbo sia scatenato da un intenso stress emozionale nel 33-45% dei casi o fisico nel 17-22% dei soggetti’. L’ipotesi e’ che il sistema nervoso simpatico, che risponde al comando ‘scappa e fuggi’, responsabile di accelerare per esempio i battiti del cuore, gli atti respiratori, le contrazioni del nostro intestino, vada in tilt perche’ si e’ stressati, depressi o ansiosi. Il suo superlavoro fa produrre sostanze pro-infiammatorie, che restringono il lume dei vasi sanguigni, producono i micidiali radicali liberi e provocano un danno forse anche cellulare, sebbene momentaneo, al cuore’. La cura si avvale di terapie ansiolitiche e di supporto al cuore. Di solito il muscolo cardiaco in pochi giorni recupera le sue energie e ritorna a pompare con forza il sangue.