La corretta interpretazione dell’appendice, riabilitata dalla scienza
E’ stata considerata inutile per decenni. E presa in considerazione solo per i gravi rischi che comporta la sua infiammazione o perforazione, e che obbligano all’asportazione chirurgica. Ma l’appendice, il piccolo prolungamento cieco dell’intestino crasso, viene riabilitata dalla scienza.
E’ l’obiettivo di un gruppo di biologi americani della Duke University, che si batte da qualche anno per smentire i pregiudizi contro questo piccolo organo e che ora ha pubblicato uno studio di filogenetica sul ‘Journal of Evolutionary Biology’, per dimostrarne l’utilita’ nell’uomo ancora oggi. Con vantaggi soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Secondo l’equipe guidata da William Parker, l’appendice serve da rifugio ai batteri buoni che abitano nel nostro intestino.
In caso di infezioni e forti diarree, quindi, questi microrganismi ‘amici’ sono protetti e possono ricolonizzare l’intestino. Nello studio filogenetico i ricercatori statunitensi dimostrano che l’appendice esiste da piu’ di 80 milioni di anni, sotto forme differenti, in piu’ specie di mammiferi, tra cui i primati e alcuni roditori. Se l’appendice e’ presente da cosi’ lungo tempo, sostengono, vuol dire che ha un vantaggio evolutivo. Un beneficio che nell’uomo persiste, anche se e’ piu’ evidente nei Paesi in via di sviluppo. Nelle aree ricche del mondo, infatti, siamo piu’ protetti. Non beviamo acqua contaminata e, probabilmente, “non abbiamo cosi’ bisogno dell’appendice”, dice Parker. Nei Paesi poveri invece, continua ad essere utile. E infatti si osservano meno casi di appendicite, l’infiammazione che porta all’intervento chirurgico per l’asportazione dell’appendice. Proprio in quelle aree l’appendice continua a svolgere al meglio il suo ruolo protettivo, assicurano i ricercatori.