la musica percepita dal cervello come la ‘bella copia’ del parlato

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Un vantaggio evolutivo, le note rappresentano il sottoprodotto del linguaggio, e la chiave di lettura del contenuto emozi0nale.

Le scale musicali più comunemente usate nel corso dei secoli sono quelle che ricalcano più da vicino la fisica della voce umana e noi comprendiamo le emozioni espresse dalla musica perché la musica mima il modo in cui esse sono espresse nel parlato. E’ questo il risultato di uno studio condotto da ricercatori della Duke University illustrato in un articolo a prima firma Daniel Bowling in corso di pubblicazione sul “Journal of the Acoustical Society of America” e in uno pubblicato on line su “PLOS One”. (L’argomento è approfondito anche nell’articolo Emozioni in musica pubblicato su “Mente&Cervello” di questo mese (dicembre 2009, n. 60.)





Per quanto vi sia un’infinità di scale con cui è possibile suddividere un’ottava, gran parte della musica si base su scale che comprendono solo cinque o sette note. Secondo i ricercatori la preferenza per queste particolari scale si basa sul fatto che esse approssimano da vicino la serie di armoniche delle note prodotte dalla voce umana. Le note del parlato hanno una serie di frequenze armoniche i cui rapporti relativi distinguono le diverse vocali.

“C’è una forte base biologica nell’estetica del suono. Gli esseri umani preferiscono combinazioni di note che sono simili a quelle che si ritrovano nel parlato”, osserva Dale Purves, che ha diretto la ricerca. “I dati indicano che la principale ragione per cui si apprezza la musica è perché mima il parlato, che è stato un elemento critico del nostro successo evolutivo.”

Confrontando poi le note che distinguono le melodie in maggiore e in minore con le note del parlato che esprime differenti stati emotivi, hanno scoperto che gli spettri sonori di quelle melodie collimano con quelli del parlato caratteristiche di differenti stati emotivi.

Anche se lo studio è stato condotto solo su musica occidentale e con lingua di riferimento l’inglese, osservano i ricercatori, c’è ragione di credere che i risultati abbiano una portata più generale. La maggior parte dei rapporti di frequenze della scala musicale cromatica può infatti essere ritrovata in un’ampia varietà di lingue, incluso il cinese mandarino.

“Il nostro apprezzamento della musica è un fortunato sottoprodotto del vantaggio biologico offerto dal linguaggio e dalla nostra necessità di comprenderne il contenuto emozionale”, ha osservato Purves.


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