Nuove opportunità terapeutiche nella cura della sindrome di Cushing
Se ne discute al Workshop Internazionale ENEA NAPOLI
4-6 dicembre 2009
Napoli, 4 dicembre 2009. Si apre oggi nella città partenopea il 1° Workshop dell’ENEA – European Neuroendocrine Association dal titolo “Nuove intuizioni nella gestione della Sindrome di Cushing”, organizzato dall’Università Federico II di Napoli e che vede la partecipazione di esperti provenienti da tutto il mondo.
Workshop
Si tratta di un evento interamente dedicato alla Sindrome di Cushing, malattia rara che registra un tasso di mortalità pari al 50% dei casi e che colpisce 10 persone ogni milione di abitanti, in particolar modo le donne con un rapporto di 5 a 1 rispetto agli uomini.
Gli elevati livelli dell’ormone cortisolo nel sangue, dovuti alla presenza di un tumore che può essere benigno o maligno, rappresentano il 1° campanello di allarme che viene accompagnato da sintomi quali: obesità di tipo addominale, riduzione della massa magra con accentuata debolezza causata dall’ipotrofia muscolare, faccia tonda con gote rosse, accumulo di grasso dietro al collo e facilità alle ecchimosi a causa dell’assottigliamento della pelle,.
La Sindrome di Cushing provoca anche pericolose complicanze che comprendono l’ipertensione, anche severa, il diabete, l’osteoporosi e disturbi neuropsichiatrici come la depressione e il disturbo bipolare.
Sindrome di Cushing
“Questo appuntamento molto importante – ha affermato la Prof.ssa Annamaria Colao, Coordinatore Scientifico del Workshop e Ordinario di Endocrinologia presso l’Università Federico II di Napoli – offre l’opportunità di un confronto sulle nuove opportunità terapeutiche per la cura della Sindrome di Cushing rappresentate dall’impiego dei farmaci neuromodulatori messi a punto dopo tanti anni di studi: si tratta di una svolta determinante nel trattamento della malattia, perché apre nuove prospettive di miglioramento per pazienti a cui finora non potevamo dare una cura.”
Annamaria Colao
Fino ad oggi, infatti, le terapie mediche farmacologiche sono state “falsarie”, ossia riguardavano solo il contenimento dei sintomi perché erano semplicemente in grado di bloccare l’eccessiva secrezione di cortisolo da parte delle ghiandole surrenali: una soluzione comunque temporanea, in attesa di sottoporre il paziente ad un intervento chirurgico di asportazione del tumore; ma, mentre nella sindrome di Cushing causata dal tumore surrenale la chirurgia può essere curativa – poiché viene asportata la ghiandola surrenale per intero – in quella causata da un tumore ipofisario o che colpisce altri organi l’intervento deve essere circoscritto alla massa tumorale e, nel 50% dei casi, l’operazione non va a buon fine; in questi casi risulta determinante, quindi, poter intervenire con una terapia farmacologica curativa.
Nel trattamento della Sindrome di Cushing un’alternativa all’intervento chirurgico, o una terapia coadiuvante l’intervento stesso, è rappresentata da alcuni farmaci neuro modulatori, come cabergolina, pasireotide e dopastatine, che riescono ad agire direttamente sul tumore, controllando la secrezione di ACTH – che stimola la produzione di cortisolo – e contenendo, al tempo stesso, il volume dell’adenoma con buone possibilità che la dimensione della neoplasia si riduca fino a scomparire.
LA SINDROME DI CUSHING
La Sindrome di Cushing è il quadro clinico derivante dalla presenza di un eccessivo livello dell’ormone cortisolo nel sangue, che può essere attribuibile al nostro organismo (endogena), ossia alle ghiandole surrenali responsabili della secrezione dell’ormone, oppure può essere determinato dall’esterno attraverso l’assunzione di farmaci contenenti cortisone (esogena).
Il cortisolo è un ormone di tipo steroideo, derivante cioè dal cortisone, ed in particolare appartiene alla categoria dei glucocorticoidi. Il cortisolo viene sintetizzato su stimolazione dell’ormone adrenocorticotropo (ACTH), prodotto dall’iipofisi. La sua azione principale consiste nell’indurre un aumento della glicemia. Il cortisolo regola tantissime funzioni del nostro organismo, tra cui il bilancio energetico, la pressione arteriosa, il metabolismo dei carboidrati, dei lipidi e delle proteine (gli elementi fondamentali della nostra alimentazione)
La Sindrome di Cushing “endogena” è articolata in 3 diverse tipologie:
1) Nell’80% dei casi la causa più frequente della Sindrome è ipofisaria e prende il nome di Malattia di Cushing: all’interno dell’ipofisi si forma un tumore benigno (adenoma ipofisario) che causa una produzione eccessiva dell’ormone ACTH, responsabile a sua volta della iper-stimolazione della produzione di cortisolo.
2) Nel 10% dei casi il problema è surrenalico, ossia sono le stesse ghiandole surrenali a presentare una forma tumorale, che può essere benigna o maligna, e che induce una produzione di cortisolo superiore alla quantità necessaria.
3) Il 5% dei casi riguarda il tumore ectopico, ossia il tumore che risiede in una sede diversa dall’ipofisi e dal surrene; in genere il tumore si trova nel polmone o in tutto il sistema gastrointestinale. Si tratta di tumori neuroendocrini, responsabili, quindi, della produzione di ormoni; in questo caso l’ormone che viene prodotto è l’ACTH.
SINTOMATOLOGIA
Sintomi indagabili a vista:
Obesità di tipo addominale/viscerale: è la più pericolosa perché legata a rischi cardiovascolari.
Riduzione della massa magra: il muscolo si riduce perché vengono distrutte proteine, quindi i pazienti sono grassi sul tronco e magri sugli arti. Inoltre, sono molto deboli a causa dell’ipotrofia muscolare, atrofia o distrofia.
Caratteristiche indagabili a vista specifiche della Sindrome di Cushing:
Strie rubrie: sulla pelle dei pazienti si formano strie violacee generalmente sull’addome o interno coscia, dovute all’assottigliamento della pelle che diventa molto fragile.
Faccia a luna piena: viso tondo con gote rosse sempre a causa della pelle che si assottiglia.
Gibbo bufalino: accumulo di grasso dietro al collo
Ecchimosi: sulla pelle dei pazienti, ormai assottigliata, si formano ecchimosi con estrema facilità.
COMPLICANZE
Le persone affette da Sindrome di Cushing al di là di sintomi individuabili a vista, possono sviluppare pericolose complicanze quale l’ipertensione, anche severa, perché l’eccesso di cortisolo nel sangue provoca l’innalzamento della pressione sanguigna, diabete e osteoporosi.
Dal punto di vista neuropsichiatrico, la sindrome di Cushing può provocare la depressione per interferenza del cortisolo sulle attività delle aree cerebrali oppure il disturbo bipolare.
EPIDEMIOLOGIA
Prevalenza: 10 casi per 1 milione di abitanti.
L’incidenza è di 2-3 nuovi casi ogni anno per 1 milione di abitanti.
La Sindrome di Cushing colpisce prevalentemente le donne (5:1) e colpisce tendenzialmente tutte l’età anche se è stato rilevato una maggior prevalenza nella fascia d’età 40-60 anni.
La mortalità è molto alta, pari al 50% dei casi, quindi 4 volte più alta rispetto alla media della popolazione in generale.
TERAPIE
Finora le terapie mediche farmacologiche sono state “falsarie”, ossia riguardavano solo il contenimento dei sintomi perché erano semplicemente in grado di bloccare la secrezione di cortisolo da parte delle ghiandole surrenali. Si trattava di una terapia comunque temporanea in attesa dell’intervento chirurgico di asportazione del tumore; ma mentre nella sindrome di Cushing surrenale la chirurgia può essere curativa poiché si toglie la ghiandola surrenale per intero, nel tumore ipofisario o ectopico l’intervento deve essere circoscritto alla massa tumorale e nel 50% dei casi l’operazione non va a buon fine; in questi casi è necessario quindi poter intervenire con una terapia farmacologica curativa, che nel passato non era disponibile ma che oggi, grazie alla ricerca, offre importanti e risultati innovativi.
Nel Corso del Workshop dell’ENEA NAPOLI verranno presentate proprio le nuove opportunità di tipo medico-farmacologico che rappresentano, nel trattamento della Sindrome di Cushing, un’alternativa all’intervento chirurgico o una terapia coadiuvante l’intervento stesso: da studi condotti su pazienti si è visto, infatti, che alcuni farmaci neuromodulatori riescono ad agire direttamente sul tumore, controllando la secrezione di ACTH e contenendo, al tempo stesso, il volume dell’adenoma con buone possibilità che la dimensione della neoplasia si riduca fino a scomparire. Tre importanti opzioni terapeutiche riguardano l’impiego di cabergolina, pasireotide e dopastatine.
Il Centro dell’Università Federico II di Napoli è il riferimento per l’intero meridione nella cura della Sindrome di Cushing con una lista di pazienti pari a 120 circa.