Combinare il puzzle di geni per animali da compagnia ‘su misura’ – sequenziato il genoma di 10 razze purissime


L’allevamento del cane domestico, iniziato 14mila anni fa, è stato definito l’esperimento scientifico più antico del mondo. La “selezione artificiale” del padrone che sceglie e incrocia gli esemplari, secondo il suo gusto, ha portato alla divisione dei cani domestici in oltre 400 specie. “Con la nostra analisi – spiegano i ricercatori Joshua Akey e Mark Neff – abbiamo individuato le 155 regioni del Dna che più si sono modificate sotto la spinta di questa selezione. Al loro interno ci sono i geni che sovrintendono alle caratteristiche fisiche tipiche delle varie razze, come taglia, colore e struttura del pelo, comportamento, conformazione dello scheletro e metabolismo”.
Nonostante il lavoro degli scienziati americani, l’accoppiamento fra geni e caratteristiche fisiche è ben lontano dall’essere completato. “Occorrerà ancora molto tempo affinché questi studi vengano utilizzati in concreto per la selezione dei cani” commenta Adalberto Falaschini, che insegna Genetica animale all’università di Bologna. “Anche perché questa specie è soggetta alle mode. Basta un film per spostare i desideri della gente dal dalmata al collie o al cane amico di Richard Gere. Studi simili di genetica vengono applicati anche agli animali da allevamento come cavalli e mucche”.
Nel puzzle del genoma dei cani, l’ultimo tassello individuato dai ricercatori statunitensi riguarda la pelle della razza Shar-Pei, che ha dimensioni extralarge ed è ripiegata molte volte su se stessa. Responsabile di questa caratteristica unica è un gruppo di tre geni che sovrintendono alla produzione di acido ialuronico sulla pelle. Nell’anno appena trascorso ricerche simili a quella odierna di Pnas avevano individuato il gene dei bassotti, che agisce frenando il processo di allungamento delle ossa, e i tre geni che nelle più diverse combinazioni danno vita a tutte le varianti di colore del pelo.
La prima lettura del Dna dei cani fu annunciata nel 2005. Nonostante l’evoluzione abbia diviso gli uomini dai loro migliori amici circa 95 milioni di anni fa, cani e padroni condividono il 75 per cento del genoma e 360 malattie. La forte pressione evolutiva applicata sulle razze degli animali da compagnia promette di essere utile non solo agli allevatori in cerca di esemplari perfetti, ma anche ai medici. In quelle vere e proprie enclave genetiche che sono i cani con il pedigree, si cercano infatti i frammenti di Dna relativi alle malattie condivise dagli uomini e dai loro migliori amici.
Repubblica.it