Dalle cozze la sostanza per riparare danni alla placenta
Il nuovo gel sigillante iniettabile è stato sperimentato su difetti di membrane fetali umane in vitro: rispetto ad altre super-colle di derivazione biomedica, il sigillante a base di DOPA ha dimostrato di poter fornire i migliori risultati in termini sia di capacità riparativa sia di tossicità.
Più volte la ricerca chimica ha cercato di carpire il segreto che permette alla cozza (Mytilus edulis) di sintetizzare la colla estremamente tenace con cui possono vincolarsi agli scogli. L’ultimo studio in ordine di tempo, svolto presso la Northwestern University, ha avuto come oggetto in particolare i difetti delle membrane fetali, i cui difetti possono determinare una perdita di liquido amniotico durante la gravidanza e un parto pretermine.
Sebbene alcuni di questi difetti vadano incontro spontaneamente a una riparazione, attualmente non esiste alcun metodo terapeutico per intervenire su quelli che invece non si riparano. In quest’ultimo caso, si è partiti dall’idea di trovare un materiale biocompatibile in grado di sigillare l’apertura nella membrana.
L’analisi chimica di questa colla naturale che non perde la sua forza neppure quando immersa in un liquido ha mostrato che essa deve la sua estrema capacità adesiva a una classe unica di proteine che contengono un’alta concentrazione di diidrossifenilalanina (DOPA).
Phillip B. Messersmith e colleghi della McCormick School of Engineering and Applied Science della Northwestern hanno sintetizzato due soluzioni, un polimero sintetico contenente DOPA e una sostanza che funge da catalizzatore. Una volta miscelate, le due sostanze formano in pochi secondi un gel sigillante iniettabile che è stato sperimentato su difetti di membrane fetali umane in vitro in cui preventivamente erano stati praticati sottili fori. Rispetto ad altre sostanze candidate, scelte tra diverse super-colle di derivazione biomedica, il sigillante a base di DOPA ha dimostrato di poter fornire i migliori risultati in termini sia di capacità riparativa sia di tossicità.
I buoni risultati della sperimentazione, riportati sull’ultimo numero della rivista “American Journal of Obstetrics & Gynecology”, inducono a sperare di poter cominciare presto gli studi in vivo sul modello animale.