Dubbi sulla teoria della proteina legata al cancro

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Sta per essere messa in dubbio la teoria finora diffusa sul comportamento di una proteina dell’organismo umano legata alla formazione dei tumori. Lo studio in questione, pubblicato nel Journal of Biological Chemistry, dovrebbe condurre a nuove ricerche sui modi per prevenire che la proteina “attivi” i geni coinvolti nella produzione di cellule anomale. La ricerca è stata in parte finanziata dal progetto MAP Kinase, finanziato attraverso la linea di bilancio “Qualità della vita e gestione delle risorse viventi” del Quinto programma quadro (5º PQ) dell’UE.
L’organismo è composto da cellule che comunicano tra loro e con l’esterno tramite i recettori presenti sulla loro superficie”, ha detto l’autore principale dello studio, la professoressa Diane Lidke dell’Università del New Mexico negli Stati Uniti. “Per produrre una risposta cellulare, vengono attivate vie del segnale, che innescano il movimento delle proteine verso punti specifici all’interno delle cellule, in particolare verso il nucleo cellulare che contiene il DNA”.

Una di queste vie è la chinasi regolata dai segnali extracellulari (ERK), che è alterata in circa il 30% dei casi di cancro nell’uomo. Da tempo i ricercatori sospettavano che le alterazioni in questo pathway potevano essere responsabili della mutazione che causa il cancro.

Le ERK si comportano da molecole messaggero, collegando i segnali extracellulari ricevuti con il nucleo cellulare. Per farlo, l’ERK deve spostarsi dal fluido intracellulare in cui si trova verso il nucleo cellulare, dove attiva alcuni geni e ne disattiva altri. Questo processo provoca la divisione o differenziazione cellulare.
Negli ultimi dieci anni gli scienziati erano convinti che due molecole di ERK dovevano accoppiarsi dopo la loro attivazione per poter penetrare nel nucleo cellulare; ma lo studio in questione mostra che in realtà l’accoppiamento delle proteine non è necessario affinché questo avvenga.
“Invece, si è scoperto che il processo dipende soltanto dal livello degli stimoli che attivano l’ERK”, ha spiegato Philippe Lenormand dell’Università di Nizza, in Francia, che fa parte del team.
Le origini di questa ricerca risalgono al 1998, quando un gruppo di scienziati durante uno studio creò una forma mutante dell’ERK; essi notarono che la forma mutante si introduceva nel nucleo cellulare in maniera insolita. In questo ultimo studio e in altri test indipendenti, i risultati hanno mostrato che il mutante penetra nel nucleo allo stesso modo delle ERK normali.
“Il nostro lavoro ha chiarito le cose, riconciliando i dati esistenti che a prima vista sembravano contraddittori”, ha detto il dott. Lenormand. “L’introduzione nel nucleo del mutante e lo scambio all’interno e all’esterno del nucleo erano più lenti di quelli delle ERK normali, il che potrebbe spiegare le conclusioni tratte in seguito alle osservazioni del 1998, secondo cui il mutante non riusciva a penetrare nel nucleo. Era solo una questione di tempi”.
Il professor Lidke ha fatto notare che il fatto che il mutante è attivato in ritardo è collegato alla ritardata introduzione nel nucleo. “Di conseguenza, è la prima volta che un ritardo nell’attivazione riesce a provocare un ritardo nell’introduzione dell’ERK nel nucleo cellulare, indicando che la penetrazione dell’ERK nel nucleo è una conseguenza diretta dell’attivazione”, ha detto.
Si auspica che la nuova ricerca condurrà ad una migliore comprensione del processo di regolazione della migrazione nucleare dell’ERK e quindi allo sviluppo di nuove terapie per controllare il suo effetto sui geni coinvolti nella proliferazione anomala delle cellule. Ciò è anche importante in vista dei trial clinici sulle sostanze chimiche che bloccano l’attivazione dell’ERK.
“La migliore comprensione della segnalazione ERK offerta da questo studio apre nuove strade alla ricerca”, ha osservato il dott. Lenormand. “Ciò è importante, dal momento che questa via di segnale, sregolata in molti tipi di cancro, è essenziale per la cognizione, formazione della memoria e differenziazione cellulare”.

Per maggiori informazioni, visitare:

Journal of Biological Chemistry:
http://www.jbc.org/

University of New Mexico:
http://www.unm.edu/

Istituto Max Planck di chimica biofisica:
http://www.mpibpc.mpg.de/english/start/index.php

Università di Nizza:
http://portail.unice.fr/jahia/Jahia/

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