GSK ‘open access’, rende pubbliche 13.500 molecole antimalaria per libero sviluppo farmaci

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Un laboratorio aperto a 60 ricercatori con idee innovative nel campo della lotta alle malattie tropicali neglette, un fondo per finanziare le ricerche di 8 milioni di dollari, libero accesso alle informazioni riguardanti migliaia di composti chimici potenzialmente attivi contro il Plasmodium falciparum, il parassita responsabile della trasmissione della forma più grave di malaria, e infine la creazione di una piattaforma di condivisione open access di informazioni riguardanti brevetti e proprietà intellettuali. È il programma che Andrew Witty, amministratore delegato di GlaxoSmtihKline, intende realizzare nei prossimi mesi, come annuncerà oggi a New York con un discorso al Council on Foreign Relations.
L’impegno è piuttosto “rivoluzionario” per arrivare da una delle principali case farmaceutiche mondiali, ed è accompagnato da affermazioni di una certa durezza nei confronti del comportamento di Big Pharma. “Gli investimenti internazionali per migliorare lo stato della salute delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo è stato davvero esiguo negli ultimi 20-30 anni. Ma le responsabilità non sono solo dei governi, anche le aziende farmaceutiche possono fare di più: basti pensare che negli ultimi decenni non c’è stato alcun avanzamento nella ricerca di farmaci per le malattie che colpiscono i paesi in via di sviluppo. Un dato che non può lasciare indifferenti”, ha infatti detto Witty durante una conferenza stampa internazionale che preannunciava il suo discorso odierno.

Gli scettici potranno pensare a una mossa per tentare di risollevare l’immagine dell’azienda all’indomani delle polemiche sull’allarme pandemia che ha fruttato a Gsk, come ad altre case farmaceutiche produttrici di vaccini contro il virus H1N1, notevoli guadagni. Ma l’annuncio di oggi in realtà altro non è che il compimento di quando Witty aveva detto alla Harvard Medical School lo scorso febbraio, quando aveva lanciato l’idea di condividere le informazioni coperte da brevetto riguardanti farmaci per la lotta alla malattie tropicali neglette. Finora all’appello hanno risposto solo in due, l’Emory University Institute for Drug Discovery e iThemba Pharmaceuticals, un’azienda sud-africana specializzata nella ricerca su malattie neglette. Ma la strada è tracciata. L’amministrazione del patrimonio di brevetti, conoscenze e asset tecnologici è gestito da un organismo indipendente, la Bio Ventures for Global Health
L’azienda inglese non si ferma qui e rilancia: “Negli ultimi mesi abbiamo analizzato due milioni di composti chimici presenti nei nostri archivi e ne abbiamo identificati 13500 potenzialmente attivi contro il P. falciparum, la cui struttura e caratteristiche renderemo disponibili in un sito Internet”, ha dichiarato Witty. In più i laboratori Gsk di Tres Cantos, in Spagna, diventeranno “open” nel senso che ospiteranno fino a 60 ricercatori: “I ricercatori che hanno delle idee innovative per lo sviluppo di farmaci contro le malattie tropicali neglette possono chiedere il nostro aiuto. Grazie a un fondo di 8 milioni di dollari potremo finanziarli, ospitarli nelle nostre strutture e mettere a loro disposizione tutto il nostro know how”, ha sottolineato l’amministratore delegato. E se da queste ricerche dovesse emergere un farmaco efficace, Gsk rinuncerà ad eventuali guadagni che venissero dallo sfruttamento di informazioni di sua proprietà? “Assolutamente, non chiederemo nulla”, assicura Witty.

E anche sui prodotti proprietari che andranno ai paesi in via di sviluppo Gsk si impegna a non guadagnarci troppo: “il prezzo finale del nostro vaccino contro la malaria, RTS,S, attualmente in fase III di sperimentazione, sarà fissato in modo che il nostro guadagno sia minimo”, ha affermato il CEO. “E anche quel piccolo guadagno ci impegniamo a reinvestirlo nella ricerca per nuovi vaccini contro le malattie neglette”. Infine, l’azienda inglese ha annunciato una donazione di 2 milioni di dollari a quattro Organizzazione non governative che operano in Tanzania, Ghana, Nigeria e Kenya.

Galileonet.it

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