[IBFAN ITALIA] “Latte materno e artificiale uguali”: la bufala della ricerca norvegese
In relazione alla notizia pubblicata alla seguente pagina: “Potrebbe essere troppo testosterone in utero a rendere difficile l’allattamento“, la risposta dell’IBFAN Italia:
“Il latte artificiale è uguale a quello materno”: questo è quanto hanno titolato numerosi giornali e siti internet di tutto il mondo nelle ultime settimane. Il riferimento è a una ricerca del norvegese Sven Carlsen che ha destato scalpore nel mondo scientifico. Peccato che sarebbe bastato leggere la ricerca del dottor Carlsen per capire che le conclusioni del suo lavoro non possono essere queste, perché lo studio non ha confrontato la salute dei bambini allattati al seno e dei bambini alimentati artificialmente.
La ricerca ha confrontato i livelli di ormoni maschili a metà gravidanza con la riuscita o meno dell’allattamento al seno, tant’è che le conclusioni sono: “I livelli di ormoni maschili nella madre a metà gravidanza sono associati negativamente con l’allattamento”. Nessun cenno alla salute dei bambini in relazione al tipo di alimentazione.
Quale poteva essere il titolo giusto? Come suggerisce Mike Brady della Baby Milk Action, “Un eccesso di ormoni maschili porta le madri ad usare il latte artificiale e danneggia i bambini”. C’è da domandarsi come mai lo stesso Carlsen, attraverso un comunicato stampa della NUST – Norwegian University of Science and Technology di Trondheim, in più occasioni ribadisca che la salute del bambino non è determinata dal tipo di alimentazione (al seno o artificiale), pur non essendo questo l’oggetto dello studio.
Numerose le reazioni da parte di chi studia e tutela l’allattamento materno. La prestigiosa Academy of Breastfeeding Medicine risponde a Carlsen che “Diffondere una dichiarazione ostentatamente basata su dati che non sono collegati in alcun modo con ciò che è stato pubblicato viola i principi di base della responsabilità scientifica. Uno non può dire che il latte materno non apporta vantaggi alla salute quando non è stata studiata in alcuna misura la salute.” Inoltre il suo presidente, il dott. Gerald Calnen, evidenzia la pericolosità della diffusione di una notizia distorta: “Le madri che vogliono allattare devono affrontare un vero e proprio campo minato fatto di strutture sanitarie di basso livello qualitativo, astensione dal lavoro non pagata, vessazioni se allatta in pubblico, e divieto di tirarsi il latte al lavoro. L’affermazione priva di fondatezza di Carlsen che ‘il latte artificiale è buono come il latte materno’ legittima i politici, gli estranei che si indignano e i datori di lavoro a mettere in difficoltà le mamme che vogliono allattare i loro bambini.” Anche l’UNICEF di oltremanica contesta la diffusione della notizia che il latte materno e artificiale sono equivalenti, citando i numerosissimi studi e evidenze scientifiche che testimoniano il contrario, e cioè che i bambini alimentati artificialmente hanno un rischio maggiore di contrarre alcune malattie. Inoltre UNICEF fa notare che “le affermazioni relative a questi studi non tengono conto delle ampie differenze dei tassi d’allattamento al seno dei vari Paesi, alcuni dei quali hanno il 99% di madri che riescono ad allattare. Sono anche contraddette dal vasto corpus di evidenze scientifiche che mostrano che il livello di riuscita nell’allattamento al seno può essere aumentato da tutta una serie di interventi per migliorare il sostegno alle madri”. Infatti non è un caso che tra le donne che partoriscono negli ospedali “Amici dei bambini”, iniziativa OMS/UNICEF che garantisce un corretto sostegno alle madri che allattano, i tassi di allattamento siano più elevati della media. IBFAN International, ONG presente a livello mondiale che tutela la corretta alimentazione dei bambini, ha replicato al rettore della NUST, evidenziando che i risultati dello studio sono stati divulgati con affermazioni non attinenti l’oggetto dello studio, non supportate da evidenze e che si prestano a minare la protezione, la promozione e il sostegno dell’allattamento al seno.
C’è da chiedersi come mai il dott.Carlsen e la sua università abbiano commesso questo ingenuo scivolone: i maligni penseranno a malcelati interessi economici, legati a qualche finanziamento da parte di chi produce latte artificiale. O forse si tratta di una banale ricerca di notorietà da parte di Carlsen, che però non porta certo lustro a una prestigiosa università che richiama studenti e ricercatori da tutta Europa.
I commenti completi alla ricerca di Sven Carlsen da parte di UNICEF, Academy of Breastfeeding Medicine e Baby Milk Action, in italiano e in inglese, sono disponibili su: http://www.mami.org/Docs/ricerca_norvegese.html
La risposta di IBFAN International è disponibile su: http://www.ibfan.org/newsletters-world-asia-letter_Norwegian_Univ.html
Comunicato inviato il 30 gennaio 2010 dall’IBFAN Italia