Studio: le strutture molecolari responsabili di neurodegenerazioni come Alzheimer e Parkinson

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oligomeri_amiloidi

oligomeri amiloidi

oligomeri amiloidi

Strutture molecolari alla base di malattie come Alzheimer, Parkinson e altre patologie non neurodegenerative come l’amiloidosi, sono state scoperte e isolate da un gruppo di ricercatori del dipartimento di Scienze biochimiche dell’universita’ di Firenze. Lo studio consentira’ di fare passi avanti nella ricerca biochimica per capire l’origine di quste patologie ed e’ stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Chemical Biology.”Malattie come l’Alzheimer, il Parkinson o l’Amiloidosi – spiega il professor Fabrizio Chiti, alla guida del team di ricercatori – sono dovute all’incapacita’ di una ben precisa proteina del nostro organismo a rimanere solubile e funzionale: si creano, percio’, degli aggregati, detti ‘fibrille amiloidi’, che si accumulano in tessuti dal ruolo chiave come il cervello.

Prima di diventare aggregati fibrillari maturi, pero’ – continua il professor Chiti – l’aspetto e’ quello di aggregati intermedi, detti ‘oligomeri’. Sono essi i veri responsabili delle patologie e risultano molto difficili da identificare e studiare perche’ sono instabili e hanno struttura eterogenea”.

I risultati della ricerca, viene spiegato in una nota, hanno per la prima volta fatto luce sulle caratteristiche strutturali degli oligomeri isolandone alcuni. Lavorando con una proteina modello e’ stato possibile formare due tipi di oligomeri, entrambi stabili e studiabili: un tipo tossico nei confronti di cellule in coltura e un altro tipo che invece appare benigno. Un metodo altamente innovativo che ha consentito di fornire informazioni a livello molecolare, permettendo di identificare le principali differenze strutturali tra i due tipi di oligomeri, sottolineando, quindi, i fattori responsabili della loro tossicita’. ”Studiare a livello molecolare gli oligomeri – commenta Chiti – apre importanti orizzonti sul meccanismo che sta all’origine di queste malattie e permette di identificare nuovi obiettivi per l’intervento terapeutico. Sulla strada aperta dalla nostra ricerca di base si puo’ sviluppare la ricerca farmacologica. Per dirla con un’immagine, stiamo preparando il terreno dove costruire l’edificio della prevenzione e della cura”.(ANSA)

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