Carcinoma midollare tiroideo: armi puntate contro il gene scatenante
Malattie rare, che colpiscono meno di cinque persone ogni diecimila abitanti. Nel nostro Paese le stime parlano di un minimo di 300mila fino a un massimo di un milione di persone che si trovano a fare i conti con patologie che, essendo poco frequenti, rendono la vita ancora più complicata. A loro è dedicata la Giornata per le Malattie Rare, che si celebra domenica 28 febbraio, per aiutarli a combattere il senso di isolamento, dovuto alla mancanza di informazioni e di medici esperti che possano riconoscere e diagnosticare in tempo queste inconsuete sindromi.
«Se la patologia rara è un tumore le cose si complicano e solo pochi pazienti riescono ad arrivare nei centri giusti e, soprattutto, a ricevere le cure adeguate» spiega Maria Luisa Brandi, responsabile del Centro di riferimento regionale sui tumori endocrini ereditari al Careggi di Firenze. Individuare la neoplasia, capire di cosa si tratta, avviare rapidamente il malato verso l’iter di terapie più corretto: è questo, spesso, il punto critico e, allo stesso tempo, quello fondamentale per il futuro. «Considerati nel loro insieme, però, circa il 20 per cento di tutti i tumori è di fatto costituito da tumori rari – prosegue Brandi -. Fra questi c’è il carcinoma midollare della tiroide, che rappresenta circa il 10 per cento delle neoplasie tiroidee nel loro insieme. In totale, più o meno sono 200 i nuovi casi diagnosticati ogni anno in Italia».
I TUMORI ENDOCRINI – Il carcinoma midollare della tiroide appartiene alla numericamente ristretta famiglia delle neoplasie endocrine, forme cancerose che interessano le ghiandole endocrine del nostro organismo, come quelle a carico del pancreas e del tratto gastro-enterico (insulinoma, gastrinoma, glucagonoma, VIPoma, PPoma, carcinoidi e tumori non secernenti), della tiroide, delle paratiroidi, del timo, dell’ipofisi, del surrene, del tessuto grasso (lipomi/liposarcomi) e del tessuto nervoso (neurinomi). Sono tutte sindromi che possono anche insorgere isolatamente come qualsiasi altro tipo di tumore, nelle cosiddette forme sporadiche. Oppure, tipologie più rare, possono essere ereditarie, cioè causate da mutazioni genetiche trasmesse alla prole. «Oltre 20 anni di studio sulla genetica di queste patologie – dice Brandi – ci permettono oggi di poter individuare molti casi in fase precoce. E, meglio ancora, di poter predire chi svilupperà un tumore perché ha ereditato una variazione genetica del Dna».
UN GENE CHIAVE CONTRO IL CARCINOMA MIDOLLARE TIROIDEO – All’inizio degli anni Novanta, ad esempio, studi scientifici hanno dimostrato che il gene Ret è responsabile dell’insorgenza del carcinoma midollare della tiroide. Se una mutazione di questo gene è presente in uno dei genitori, esiste il 50 per cento di possibilità di trasferirlo ai figli. «Questo non significa, sia ben chiaro, che bisogna rinunciare ad avere un bambino – sottolinea l’esperta -. Ma soltanto che il neonato sarà sottoposto a una sorveglianza speciale e se sarà portatore della variazione genetica sarà bene sottoporlo a una tiroidectomia preventiva in età pre-scolare». Senza ripercussioni di alcun genere sulla sua vita futura. Perché gli stessi ormoni prodotti dalla tiroide asportata possono essere assunti, vita natural durante, in comode compresse che non hanno alcun effetto collaterale.
Chi ha avuto casi di carcinoma midollare in famiglia dovrebbe quindi rivolgersi a un centro specializzato in questa patologia per essere sottoposto a un’analisi genetica che verifichi l’esistenza o meno di una mutazione del gene Ret. «Così possiamo davvero prevenire il tumore e agire prima ancora che si manifesti» continua Brandi. Un tumore che altrimenti (come quasi tutte le neoplasie endocrine) è poco aggressivo, ha un’evoluzione lenta, ma è poi anche molto resistente alle cure. E che, siccome non dà sintomi evidenti, viene per lo più scoperto quando ha già raggiunto dimensioni notevoli, tanto da rendersi evidente ai malati stessi come un nodulo sul collo palpabile al tatto. Purtroppo, però, l’unica terapia efficace contro il carcinoma midollare è l’asportazione della lesione cancerosa e dell’intera ghiandola tiroidea. Ma se la diagnosi è tardiva e la malattia è in fase avanzata o metastatica i medici nono dispongono di cure valide.
AL VIA UNA SPERIMENTAZIONE CON UN NUOVO FARMACO – «Chemio e radioterapia non funzionano – conclude Brandi -. Per questo stiamo cercando di sviluppare farmaci mirati contro il gente Ret, che possano bloccare la proliferazione delle cellule cancerose». Alcuni mesi fa, infatti, al Centro fiorentino è partito uno studio clinico che coinvolge 80 strutture internazionali (il reclutamento dei pazienti è ancora aperto) che testa in malati affetti da carcinoma midollare della tiroide in fase avanzata (non operabile, localmente avanzato o metastatico) l’efficacia di una nuova molecola (XL 184-301) che agisce come inibitore della Ret-tirosinchinasi e di altri fattori di crescita promotori dell’angiogenesi.