[Comunicato stampa] Partorire senza dolore

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Analgesia epidurale in Italia: all’avanguardia per le tecniche ma pochi ospedali la garantiscono

Il diritto all’epidurale, che allevia il dolore nelle diverse fasi del parto, è stato inserito nei LEA fin dal 2008. Eppure l’accesso a questa tecnica da parte delle partorienti, secondo alcune stime, è garantito solo dal 16% degli ospedali italiani

Roma, 25 febbraio 2010 – La moderna analgesia epidurale, che consente un parto senza dolore, mantenendo allo stesso tempo la sensibilità e la capacità di muoversi della donna durante il travaglio, secondo alcune stime, è offerta solo dal 16% delle strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate italiane. Eppure nelle strutture che offrono questo servizio, in modo gratuito e continuativo, in media il 90% delle partorienti ne fa richiesta. Un parto senza dolore è un diritto, sancito nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), ma di fatto la sua attuazione varia da regione a regione. Tra le più virtuose ci sono la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna. La Lombardia, per esempio, stanzia 5 milioni di euro all’anno distribuiti a tutti i punti nascita mediante integrazione del DRG del parto vaginale al fine di promuovere l’analgesia in travaglio, aumentandone di fatto le richieste dall’8% del 2005 al 16% del 2007. Il Veneto, con un meccanismo distributivo analogo, solo nello scorso anno, ha stanziato fondi per 1 milione di euro. L’Emilia Romagna ha invece emesso delle linee guida per avere un punto nascita che offra l’analgesia epidurale in ogni Provincia.

Questo il quadro attuale nel nostro Paese, emerso in occasione del convegno “Il dolore al femminile – Partorire senza dolore” tenutosi oggi presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica a Roma.

A fare il punto sul fronte legislativo è stato il professor Guido Fanelli, Coordinatore della Commissione Ministeriale sulla terapia del dolore e cure palliative: “Esiste un Decreto del Consiglio dei Ministri che, inserendolo nei LEA, sancisce il diritto delle donne al parto in analgesia epidurale. Tale decreto – aggiunge Fanelli – da un lato va nella direzione di riallineare l’Italia agli altri Paesi europei nella gestione del dolore delle donne partorienti; dall’altro lato si propone di riportare il nostro Paese all’interno del corretto standard di ricorso al parto con taglio cesareo.”

Eppure l’Italia è all’avanguardia per quanto riguarda l’applicazione degli ultimi sviluppi tecnici in ambito di analgesia epidurale. “In Europa il nostro è il primo Paese a introdurre la nuova tecnica PIEB associata alla PCEA* – spiega il professor Giorgio Capogna, Presidente Comitato Scientifico per l’Anestesia Ostetrica, Società Europea di Anestesiologia, Primario Anestesiologia e Rianimazione – Gruppo Garofalo.Le nuove tecniche permettono alla donna di ottenere un effetto di analgesia costante e di personalizzare la somministrazione dell’analgesico a seconda delle proprie esigenze. Vengono così evitati anche i brevi momenti di dolore che potevano insorgere con la tecnica epidurale tradizionale, quando la partoriente doveva attendere l’intervento del medico per ricalibrare la dose di analgesico.”

Affinché il parto in analgesia diventi un effettivo diritto delle donne, si muove con forza anche l’O.N.Da, l’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna. “Abbiamo sviluppato il progettoOspedale Donna – sottolinea la Presidente Francesca Merzagora – che prevede la ricerca, attraverso una attenta valutazione, delle strutture ospedaliere a misura di donna.  O.N.Da. assegna uno, due o tre bollini rosa ai centri di cura che mostrino un particolare interesse alla salute femminile.

Dallo scorso anno – continua Merzagora – un requisito fondamentale per l’ottenimento di 3 bollini è proprio la presenza del parto in analgesia epidurale come possibilità offerta gratuitamente alle donne. L’elenco di questi ospedali è pubblicato in una nostra guida.”

Un’iniziativa importante è inoltre quella portata avanti dall’AIPA, l’Associazione Italiana Parto in Analgesia. Come afferma la Presidente Paola Banovaz, “Stiamo raccogliendo le firme necessarie a sostenere una petizione per far sì che tutti gli enti ospedalieri siano indotti dal Ministero della Salute ad accogliere la richiesta delle donne partorienti alla scelta della partoanalgesia. Inoltre chiediamo maggiore chiarezza sui servizi effettivamente forniti alle partorienti soprattutto per quelle strutture riconosciute come women friendly. L’idea è che tutti i centri nascita si dotino di una carta dei servizi rivolta alle gestanti dove i servizi non siano solo nominati ma anche garantiti”.

*La tecnica PIEB (Programmed Intermittent Epidural Boluses Somministrazione a boli intermittenti programmati) prevede la somministrazione a intervalli regolari di piccole dosi di analgesico, così da produrre un livello di anestesia stabile e continuo, prevenendo l’insorgenza di dolore. A questa tecnica viene associata oggila PCEA (Analgesia Epidurale Controllata dalla Partoriente) che permette alla donna stessa di calibrare il livello di analgesico necessario, in base alle sue esigenze, ovviamente in tutta sicurezza.

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