In più di un caso su cinque il ‘colpo’ al cuore non rimane isolato

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La Sindrome Coronarica Acuta torna a colpire un paziente su 5 entro un anno dal primo episodio. Nuovi dati presentati oggi in anteprima mettono ‘a nudo’ la Sindrome Coronarica Acuta in Italia:  dai numeri di chi ne è colpito all’impatto sul Sistema Sanitario; dal tipo di terapia seguita al confronto con le Linee Guida Internazionali. Lo studio è stato svolto da Cineca, su un campione rappresentativo dei pazienti italiani estratto dall’Osservatorio ARNO

Milano 16-02-2010 –  Il 21% dei pazienti colpiti da Sindrome Coronarica Acuta (SCA) torna in ospedale perché colpito da un secondo evento cardiaco. E’questo uno dei tanti dati rilevanti che emerge con chiarezza dalla fotografia scattata da Cineca sulla Sindrome Coronarica Acuta in Italia, che colpisce in Italia 135mila persone e si manifesta come angina instabile (dolore al petto) o infarto miocardico. Quest’ultimo, con 741.000 vittime all’anno, è da solo la principale causa di morte nell’Unione Europea.

I dati confermano quindi  l’alto impatto della SCA, non solo considerando il numero delle persone colpite ogni anno ma anche la qualità di vita del paziente che esce dall’ospedale e affronta la terapia per la prevenzione di nuovi eventi cardiovascolari. Egli infatti non si può considerare mai pienamente fuori pericolo, in molti casi è costretto a entrare e uscire dall’ospedale per nuovi problemi cardiaci e a provare diversi tipi di terapia preventiva.

E’ chiaro quindi che, nonostante i progressi fatti negli ultimi anni, ancora molto può essere fatto per migliorare la gestione del paziente colpito da SCA e prevenire più efficacemente le recidive. A conferma, un altro dato allarmante riguarda l’aderenza ai trattamenti prescritti dal cardiologo soprattutto in osservanza di quanto suggerito dall’European Society of Cardiology. Solo la metà, il 52% dei pazienti, segue la terapia antiaggregante come indicano le linee guida di trattamento adottate dall’ESC (European Society of Cardiology), e il 48% non risulta seguirla adeguatamente.

Una percentuale che risulta già alta nei primi sei mesi in cui è il 34% delle persone a non ‘aderire’ perfettamente al trattamento consigliato

“Una delle  cause di riospedalizzazione per una recidiva, evento frequente nei pazienti colpiti da SCA, può essere anche ricercata nella non corretta aderenza alla terapia considerata ottimale” spiega Aldo Maggioni, Direttore Centro Studi Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), che ha collaborato alla conduzione dello studio. “L’indagine dimostra infatti come una persona su due  ricoverata per SCA, più precisamente il 47% del campione, non riceve, nel primo semestre dalla dimissione ospedaliera, una doppia terapia antiaggregante, la terapia di riferimento riportata nelle Linee Guida Internazionali suggerite dall’ESC (European Society of Cardiology)”.

“Questi dati creano una sola voce con quello che le persone malate di cuore ci raccontano” afferma Gianni Spinella, Presidente dell’Associazione Pazienti Co.na.cuore. “L’attività di supporto e di rete assistenziale che svolgiamo su tutto il territorio nazionale ci dà l’occasione di raccogliere le storie delle persone che vivono la fase di gestione della sindrome coronarica dopo l’attacco di cuore: le problematiche sono coerenti con i dati emersi in questo studio”.

Quanto costa la SCA al nostro Sistema Sanitario Nazionale(SSN)? L’analisi ha preso in considerazione il peso del paziente colpito da Sindrome Coronarica Acuta sulle casse dell’SSN, suddividendolo per le diverse voci di spesa ovvero l’ospedalizzazione e la terapia farmacologica: un paziente colpito da SCA costa in media 11.500 euro l’anno, di cui l’83% riguarda proprio la spese sostenute all’interno delle struttura ospedaliera, mentre la terapia farmacologica, nell’anno post Sindrome Coronarica Acuta, rappresenta il 13,6%. L’uso degli antiaggreganti piastrinici – farmaci utilizzati per ‘sciogliere’ maggiormente il sangue e quindi renderne il circolo più fluido diminuendo i rischi di nuovi eventi – somministrati o in mono o in doppia terapia (cioe’ in associazione ad aspirina) pesano per il 2,2% sulla spesa totale.

Lo Studio

Lo studio è stato svolto su un campione di 2.877 pazienti italiani colpiti da SCA rappresentativi dei 135 mila pazienti colpiti ogni anno da SCA. I dati provengono dall’Osservatorio ARNO di Cineca, un Data Base clinico di popolazione che integra i flussi delle prestazioni sanitarie (le ricette di prescrizione farmaceutica territoriale erogate dal SSN al singolo cittadino, aggiornate mensilmente) con le banche dati anagrafiche sia del medico che dell’assistito. L’analisi si è divisa in due livelli. 1° livello: tutti i pazienti che hanno avuto un evento di ricovero per sindrome coronarica acuta nel periodo 01/01/2007-30/06/2007 seguiti per 12 mesi. Il campione è stato estratto da una popolazione di circa 2.000.000 di abitanti aventi a disposizione sia i dati della farmaceutica territoriale che dei ricoveri ospedalieri per il periodo in studio. 2° livello: tutti i pazienti che hanno ricevuto una prescrizione di farmaci antiaggreganti (aspirina, clopidogrel, ticlopidina) con doppia aggregazione, nel periodo 01/01/2007-31/06/2007. Tali pazienti sono stati seguiti per i 12 mesi successivi alla data di prescrizione e analizzati anche retrospettivamente per i 12 mesi precedenti. Il campione è stato estratto da una popolazione di circa 5.000.000 di abitanti aventi a disposizione i dati della farmaceutica territoriale (inclusa Erogazione Diretta e DPC) per l’intero periodo in studio.

Il trattamento per 12 mesi vale per NoSTSCA e per tutti coloro che sono rivascolarizzati, per gli STEMI senza rivascolarizzazione la durata consigliata e’ inferiore

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