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Individuata la proteina che, regolando il cosiddetto processo di splicing alternativo, consente ad alcuni geni di esprimere più proteine.

Anche i geni possono avere una “personalità” multipla, ma perché il passaggio da una all’altra vada a buon fine e non dia luogo a comportamenti dannosi deve essere regolato attentamente.

Com’è noto i geni sono lunghe sequenze di basi che rappresentano una sorta di alfabeto dell’informazione genetica che guida la produzione di proteine. I geni tuttavia possono talvolta venire tagliati e ricuciti – un’operazione nota in gergo con il termine “splicing alternativo” – dando luogo a un’informazione differente, un po’ come se nella parola “contrastare” si operassero due tagli, uno dopo le lettere “con” e l’altro dopo “tras” per poi ricucire la prima sezione con l’ultima, in modo da ottenere la parola “contare”. In questo modo da uno stesso gene originario è possibile ottenere la produzione di due o più proteine differenti.

Con l’invecchiamento questa funzione di splicing può incorrere in mal funzionamenti, e produrre proteine “prive di senso” (ottenendo per esempio “conare” al posto di “contare”) invece di quelle corrette. Queste proteine aberranti possono danneggiare la cellula favorendone la deriva oncologica o altri disturbi e malattie legati all’età.

Ora, un gruppo di ricercatori dell’University of Texas Health Science Center a San Antonio diretto da Olivia Pereira-Smith ha individuato una proteina che presiede al corretto funzionamento delle operazioni di splicing.

Come viene illustrato in un articolo pubblicato sulla rivista “Science Express” a prima firma Reini F. Luco, il nuovo studio ha rivelato che questa funzione è svolta dalla proteina MRG15, che ha la capacità di legarsi agli istoni della cromatina e che era già nota per influenzare la crescita cellulare e l’invecchiamento. La scoperta ha potenziali implicazioni per lo sviluppo di di terapie che possano contrastare questi fenomeni.
Le Scienze

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