Le carni bianche che mettono a rischio di infezioni batteriche

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campilobatteriosi

Il pollo come fonte di infezione e intossicazione: una conclusione abbastanza drastica che va riletta in un contesto piu’ ampio.
Si dice che, se proprio si vuole mangiare la carne, sia meglio consumare carne bianca che non rossa. Ma a volte non è detto che sia la scelta migliore.
Secondo l’EFSA (European Food Safety Authority), quasi un terzo di tutti i casi di campilobatteriosi negli essere umani è dovuto alla carne di pollo.

Ma cos’è la campilobatteriosi?
È un’infezione animale trasmessa all’uomo che figura tra le cause più frequenti di enteriti. La quale si manifesta con sintomi come crampi addominali, diarrea, febbre. Colpisce indistintamente bambini, giovani adulti e anziani. Generalmente si contrae attraverso l’ingestione di batteri provenienti da alimenti o acqua contaminati.

Gli esperti stimano che solo in Europa ci siano ogni anno fino a 2 milioni di casi di campilobatteriosi e che questo sia dovuto tra il 50 e l’80% dalla manipolazione e il consumo di carne di pollo.
«Abbiamo necessità di interpretare le nostre conclusioni con attenzione in quanto i dati sulle fonti di Campylobacter sono scarse per la maggioranza degli Stati membri e in alcuni casi non sono disponibili», ha dichiarato il professor Dan Collins, presidente del pannello BIOHAZ.
Per questo motivo, i membri del BIOHAZ hanno sollecitato interventi di sorveglianza sulla malattia e un’intensificazione degli sforzi per quantificare i casi non denunciati che potrebbero alzare anche di molto le stime ufficiali.

Secondo molti il problema risiede nella corsa all’abbattimento dei prezzi dovuto alla concorrenza sempre più agguerrita. Di fatto questa situazione ha come conseguenza uno scarso controllo qualitativo da parte della GDO (supermercati, ipermercati ecc.) ed è minata da una scarsa igiene sia in fase di allevamento che produzione. Questa situazione, come spesso accade, si riversa negativamente sul consumatore finale.

Articolo originale: Scientific Opinion on Quantification of the risk posed by broiler meat to human campylobacteriosis in the EU

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