Meditazione e preghiera: ricerca italiana evidenzia aree cerebrali coinvolte
La capacita’ di immergersi nella meditazione, fino al punto di pensare di essere in un altro mondo e non rendersi conto del tempo che passa, la disponibilita’ a sacrificarsi per un ideale, la sensazione di far parte di un tutto, la fede nel trascendente e nelle esperienze extrasensoriali. Uno studio italiano, pubblicato sulla prestigiosa rivista Neuron, ha individuato le aree del cervello il cui funzionamento potrebbe spiegare la tendenza alla spiritualita’ ovvero l’attitudine dell’uomo a superare i confini spazio-temporali del corpo. La ricerca e’ stata condotta da Salvatore Maria Aglioti (Universita’ La Sapienza di Roma e Irccs Fondazione Santa Lucia), da Cosimo Urgesi e Franco Fabbro (Irccs ‘E. Medea’ – Polo Friuli Venezia Giulia e Universita’ di Udine), in collaborazione con Miran Skrap (Azienda Ospedaliero-Universitaria Santa Maria della Misericordia di Udine).
I ricercatori hanno esaminato un campione di persone colpite da lesioni cerebrali notando un cambiamento di quei tratti di personalita’ specificamente associati alla spiritualita’ e al senso di trascendenza. In particolare, il confronto tra la sede della lesione e i cambiamenti di personalita’, ha mostrato che le aree maggiormente associate all’aumento di autotrascendenza, identificate con le aree temporo-parietali dell’emisfero sinistro e destro che sono anche associate alla tendenza a sentirsi fuori dal proprio corpo e di poter osservare se’ stessi da un punto esterno dello spazio. I risultati dello studio evidenziano come la spiritualita’ sia strettamente legata alla percezione neurale del corpo. Di qui la considerazione che le differenze individuali nella spiritualita’ potrebbero essere collegate a differenze nei livelli di attivazione di circuiti nervosi nei quali le regioni lobo temporo-parietale rivestono fondamentale importanza. I ricercatori hanno ipotizzato che alcune alterazioni patologiche nel funzionamento di tali circuiti potrebbero contribuire all’insorgenza di disturbi del comportamento, legati alla rappresentazione del se’. Questo aprirebbe la strada a nuovi trattamenti basati sulla modulazione di attivita’ di specifiche regioni cerebrali, per esempio tramite stimolazione magnetica transcranica, volti a ridurre le alterazioni delle rappresentazioni del se’ nei disturbi neuropsichiatrici.