Cancro al seno: un farmaco intelligente che ‘taglia i viveri’ al tumore

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Arriva un prezioso alleato alla lotta contro il tumore al seno che oggi in Italia colpisce 40.000 donne. Si tratta di una terapia ‘intelligente’ che unita alla chemioterapia permette di raddoppiare il tempo di sopravvivenza senza progressione nel tumore in stadio avanzato. Come? Agisce bloccando i ‘rifornimenti’ alla malattia: gli taglia i viveri e quindi lo ‘uccide’. E’ il caso di bevacizumab, anticorpo monoclonale che agisce in maniera specifica sulla proteina Vegf, elemento chiave del meccanismo che regola la crescita e la proliferazione del cancro. A questo tema e’ dedicato il convegno nazionale ‘Dalla chemioterapia alla terapia anti angiogenica’ che si chiude oggi a Sorrento, dove i maggiori ricercatori ed esperti italiani hanno fatto il punto sugli avanzamenti della ricerca nella lotta contro la neoplasia della mammella.

“L’inibizione dell’angiogenesi, ovvero il ‘blocco’ dei meccanismi che consentono al tumore di diffondersi nell’organismo, e’ una importante opzione terapeutica per le pazienti con cancro del seno in stadio avanzato, che hanno oggi una nuova arma mirata per affrontare la loro malattia”, ha spiegato Sabino De Placido, ordinario di Oncologia medica dell’Universita’ ‘Federico II’ di Napoli e presidente del convegno. “Oggi disponiamo di terapie mirate piu’ rispettose del paziente rispetto alla sola chemioterapia”, ha osservato Carmelo Iacono, presidente dell’Associazione italiana di Oncologia Medica (Aiom), la ricerca cura la persona nel suo complesso e non solo la malattia. Terapie efficaci che permettono di ottenere piu’ sopravvivenza anche nel caso di metastasi, meno effetti collaterali e migliore qualita’ di vita dei pazienti con tumore”. Le stime effettuate sui dati reali osservati dei Registri tumori italiani, parlano per il 2008 di 37.952 donne colpite da tumore della mammella che risulta cosi’ il secondo carcinoma piu’ diffuso e ancora purtroppo il primo per mortalita’ nel sesso femminile sotto i 55 anni. L’avvento delle terapie ‘target’, unito alla diffusione degli screening e al miglioramento delle tecnologie per la diagnosi, sta modificando lo scenario di questa patologia. Tra i protagonisti della ‘rivoluzione’ gli anticorpi monoclonali, farmaci innovativi che hanno la capacita’ di colpire con precisione le cellule malate, senza danneggiare quelle sane.


A trastuzumab, anticorpo monoclonale utilizzato sia nelle fasi avanzate sia in quelle precoci di un particolare tipo di tumore al seno (detto HER2 positivo), si affianca un altro farmaco, bevacizumab, che ha dimostrato benefici significativi nelle forme avanzate della malattia. Il bevacizumab lega e blocca in modo specifico la proteina Vegf, fattore chiave nell’angiogenesi tumorale, cioe’ nel processo di crescita e proliferazione del tumore. Il Vegf stimola la crescita, la sopravvivenza e la costruzione di nuovi vasi sanguigni; i tumori rilasciano questa proteina per circondarsi di nuovi vasi e ricevere cosi’ nutrienti e ossigeno per proliferare e diffondersi ad altri organi, cioe’ andare in metastasi. “Prove incontrovertibili e studi recenti al top della qualita’”, ha aggiunto De Placido, “portano a concludere che il bevacizumab prolunga di circa il doppio il tempo senza progressione del tumore, cioe’ in pratica rallenta la sua proliferazione. Le applicazioni cliniche del bevacizumab nel tumore della mammella sono finora nel trattamento del tumore in stadio avanzato cioe’ metastatico, ma si stanno compiendo studi anche nel tumore precoce, quello che puo’ essere trattato con la terapia adiuvante. Tali trial pero’ non sono ancora arrivati a conclusioni definitive”. Secondo Iacono, “il problema clinico cruciale e’ divenuto oggi l’appropriatezza, cioe’ un maggiore rigore metodologico nella valutazione degli interventi terapeutici, ma bisogna ricordare che l’appropriatezza e’ anche un diritto del paziente, quello a ricevere la migliore cura possibile in qualunque oncologia del Paese ci si trovi ad essere curati. Sono questi gli impegni che come Aiom -ha speiagato- ci siamo presi contribuendo con le Istituzioni sanitarie, Aifa e ministero, che hanno riconosciuto Aiom quale interlocutore privilegiato nella gestione oculata e razionale delle risorse e degli interventi”. Bevacizumab “e’ oggetto del piu’ grande programma mondiale di trial clinici mai realizzato in oncologia, con oltre 300 studi clinici e 350.000 pazienti coinvolti per indagarne le potenzialita’ in oltre 20 tipi di tumore”, ha concluso Antonio Del Santo, Group Leader Onco-Haematology di Roche S.p.a., “Roche ha cambiato il modo in cui oggi vengono trattati i tumori, sviluppando terapie oncologiche che rappresentano progressi terapeutici importanti, aiutando i pazienti affetti da tumore a vivere piu’ a lungo, a mantenere la loro qualita’ di vita e in alcuni casi ad arrivare alla guarigione”.

AGI – Salute

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