Criminali traditi dalle tracce di DNA batterico
Anche se sul luogo del delitto non restano tracce biologiche, saliva, sangue o altri liquidi o capelli, le mani del criminale potrebbero aver lasciato scritta una dichiarazione di colpevolezza, e non attraverso le impronte digitali. Infatti anche le tracce del Dna di batteri che vivono sulla pelle delle mani possono rivelare l’identità di una persona perché, come il test del Dna o le impronte digitali, ognuno di noi ha sulle proprie palme un differente e unico assortimento di microbi.
Lo rivela uno studio diretto da Noah Fierer dell’Università del Colorado a Boulder secondo cui la ‘famiglia’ personale di batteri che ogni individuo porta con sé è riconoscibile analizzando il Dna di quei microbi. Secondo quanto spiegato sui Proceedings of the National Academy of Sciences, su mouse e tastiera resta traccia di questa famiglia unica di batteri anche per due settimane, quindi il test può funzionare più a lungo e anche in assenza di tracce biologiche dirette del colpevole.
Oggi sono molte le modalità che permettono di identificare un individuo e quindi di inchiodare un colpevole: naturalmente il test del Dna, ognuno di noi ce l’ha diverso, solo i gemelli identici hanno lo stesso codice genetico; l’impronta digitale e anche l’iride, una membrana muscolare dell’occhio con la funzione di diaframma diversa da individuo a individuo sia per la disposizione delle fibre muscolari sia per le pigmentazioni. Ma gli esperti hanno visto che c’é un’altra cosa che distingue ciascuno di noi: i batteri che vivono sulla nostra pelle. In genere si tratta di un assortimento di 150 specie diverse, di cui il 13% è unico per ciascun individuo. Anche i gemelli identici, dunque, pur avendo lo stesso Dna, hanno una colonia di batteri cutanei diversa tra loro.
I ricercatori hanno visto che quando posiamo la mano sulla tastiera o sul mouse questi batteri vi rimangono sopra; inoltre che andando ad analizzare il Dna della colonia di microbi che si é depositata su queste superfici, le specie batteriche presenti sono riconducibili sempre ad un’unica persona. Gli esperti hanno coinvolto due gruppi di volontari analizzando con tecniche di ‘metagenomica’ (ovvero di sequenziamento del Dna di tante specie diverse) i campioni di batteri presenti sul palmo della loro mano e quelli su mouse e tastiere dei rispettivi volontari e di computer non apparteneti loro.
E’ emerso che con un’accuratezza che va dal 70 al 90% è possibile risalire al proprietario di tastiera e mouse incrociando i dati sul pool di batteri presenti su dette superfici e su quelli presenti sul palmo della mano di ciascun volontario. Tastiere e mouse non appartenenti ai volontari portavano tracce batteriche incompatibili con quelle dei partecipanti. Poiché queste tracce rimangono su mouse e tastiera inalterate anche per due settimane, concludono gli esperti, la tecnica si prospetta promettente quando sul luogo di un delitto vengono a mancare altri indizi biologici che riconducano a un colpevole.