Epilessia: scoperta nuova molecola che apre porta a nuovi approcci
Scoperta una molecola che si libera dalle cellule del tessuto cerebrale dopo che queste hanno subito un danno (ad esempio per un trauma, un’infezione, un ictus) o anche solo in seguito a condizioni di stress biologico che possono non provocare sintomi ma alterare l’eccitabilità delle cellule nervose. La molecola in questione si chiama HMGB1, ed è responsabile di una condizione di infiammazione del tessuto cerebrale che sembra predisporre alla comparsa e alla ricorrenza di crisi epilettiche. In altre parole, è stato scoperto che questa molecola è una cerniera fondamentale in un processo di infiammazione che sembra essere di decisiva importanza nello scatenare le crisi epilettiche. Quindi ora parte la caccia a trattamenti capaci di bloccare l’HMGB1 o i recettori ai quali essa si lega (chiamati Toll-like), e che potrebbero portare a una nuova categoria di farmaci antiepilettici.
SCOPERTA ITALIANA – La scoperta è in larga parte italiana, essendo stata fatta da un’équipe congiunta dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano e dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, in collaborazione con altre due istituzioni, l’Università Insubria di Varese e l’Academisch Medisch Centrum di Amsterdam. L’articolo che riporta i risultati dello studio è appena stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Medicine. Secondo la dottoressa Annamaria Vezzani dell’Istituto Mario Negri, coordinatrice della ricerca, «si tratta di una scoperta che, oltre a mostrare un nuovo meccanismo alla base delle crisi epilettiche, apre la strada al futuro sviluppo di nuove terapie anticonvulsivanti, basate sull’utilizzo di specifici farmaci antinfiammatori che interferiscono con l’HMGB1 o con i recettori Toll-like».
LE PROSPETTIVE – L’importanza dello studio, realizzato sui topi, è sottolineata dal fatto che un aumento di HMGB1 e di recettori Toll-like è stato dimostrato anche nel tessuto cerebrale proveniente da persone che erano state sottoposte a interventi chirurgici contro l’epilessia proprio perché non rispondevano ai trattamenti antiepilettici oggi disponibili. Sono circa il 30 per cento le persone che soffrono di epilessia e che non rispondono ai farmaci oggi disponibili. Ora per loro si apre una nuova possibilità, anche se, ovviamente, c’è ancora molta strada da percorrere prima di poter giungere a produrre nuovi farmaci e prima che possano arrivare a essere realmente disponibili. «Ma quando si riuscirà ad avere a disposizione dei nuovi farmaci, come ad esempio dei particolari antinfiammatori capaci di agire direttamente sui meccanismi responsabili delle comparsa delle crisi» conclude la dottoressa Vezzani, «vorrà dire che sarà stato fatto un importante passo avanti rispetto alle terapie attualmente disponibili. Queste infatti sebbene in grado di bloccare le crisi epilettiche, non sembrano poter realmente interferire con le loro cause». Per onestà intellettuale, come si usa nelle pubblicazioni più prestigiose, alcuni degli autori dello studio (Bianchi, Rossetti e Molteni) hanno dichiarato l’esistenza di un potenziale conflitto d’interesse, facendo loro parte di compagnie private che stanno mettendo a punto molecole in grado di interferire con il processo infiammatorio che coinvolge l’HMGB1 e i recettori Toll-like.
Corriere.it
Che tempi si prevedono per l’uscita sul mercato. E quali effetti collaterali potrebbero avere?
Franco