HIV: nella banana un potente inibitore

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Secondo i risultati di una ricerca, la lectina BanLec è in grado di legarsi al capside virale del ceppo HIV-1, ricco di saccaridi, impedendone il legame con la cellula ospite

Un nuovo, potente inibitore dell’HIV, derivato dalla banana, potrebbe aprire la strada a nuovi trattamenti in grado di prevenire la trasmissione sessuale del virus, stando ai risultati di uno studio dei ricercatori della University of Michigan Medical School.

La situazione dell’infezione da HIV nel mondo rimane drammatica: il tasso di nuovi infettati supera ancora di circa due volte e mezza quello dei nuovi pazienti che hanno accesso agli antiretrovirali. Inoltre, non è ancora disponibile alcun vaccino efficace.

Erwin J. Goldstein, ed Harry C. Winter, entrambi professori di chimica biologica dell’U-M, hanno sviluppato un metodo di biopurificazione per isolare la lectina delle banane, battezzata BanLec. Sfruttando questo risultato, il gruppo guidato da David Marvovitz, professore di medicina interna della U-M Medical School ha scoperto che esso è un farmaco anti-HIV simile per efficacia al T-20 e al maraviroc, due principi attivi attualmente in uso per controllare l’infezione.

Com’è noto, le lectine sono proteine in grado di legarsi agli zuccheri: grazie a questa capacità possono identificare gli agenti esterni, come i virus. Il gruppo dell’U-M ha scoperto che la BanLec è in grado di legarsi al capside virale del ceppo HIV-1, ricco di saccaridi, impedendone il legame con la cellula ospite. Si tratta in realtà dello stesso meccanismo messo in atto da alcuni dei più promettenti composti in grado di inibire la trasmissione vaginale e rettale dell’HIV.

“Il problema con alcuni farmaci anti HIV è che il virus può mutare e diventare resistente: questo processo è invece più difficile in presenza delle lectine”, ha commentato Michael D. Swanson, primo autore dell’articolo apparso sull’ultimo numero della rivista Journal of Biological Chemistry. “Le lectine possono legarsi agli zuccheri presenti in diversi punti del capside dell’HIV-1 e presumibilmente occorrerebbero diverse mutazioni per poterne neutralizzare l’effetto.”

Secondo quanto riferito nell’articolo la BanLec potrebbe costituire la base di un componente attivo a basso costo per produrre microbicidi vaginali.

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